L’aureo detto popolare non appare mai così vero quanto al momento di parlar di caccia alla regina del bosco. E’ il pensiero di uno dei più famosi beccacciai italiani dal dopoguerra ad oggi, il lucano Vincenzo Celano da Castelluccio, maestro e vate nell’arte di perseguire la Scolopax.
Celano, all’inizio del 1980,in uno dei suoi molti articoli pubblicati nell’arco di quattro decenni, emette un imprimatur su questo concetto venatorio relativo all’arte rusticola, delinenandone la cardinale necessità d’adozione per poter conseguire dei risultati soddisfacenti, ma soprattutto per essere in grado di apprezzarne le sfumature più delicate, quelle che rendono la caccia alla beccaccia una missione trascendente più che un’attività predatoria. Ma sentiamo Celano: “ La situazione ottimale a beccacce è costituita da due cacciatori ben affiatati, con un solo ausiliare o, al massimo due quando caccino in coppia col massimo accordo..”
Però, secondo l’Autore, è alla fine molto meglio per il beccacciaio procedere da solo nella sua ricerca, che accompagnarsi ad collega col quale non vi sia quell’affiatamento e quell’intesa necessari per condividere la stessa fatica, superare all’unisono i medesimi ostacoli e risolvere con pochi cenni e pochissime parole un problema di strategia o di logistica boschereccia. “Si nasce cacciatore, si diventa beccacciaio” , sostiene Vincenzo Celano.
BECCACCE : MEGLIO SOLI CHE MALE ACCOMPAGNATI
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