
Quindi quali sono le caratteristiche che un “Predatore Marsicano” deve necessariamente possedere?
“I Predatori Marsicani derivano da una selezione fatta in primis sulla caccia , dove assolutamente non vengono giustificate le carenze legate alle note stilistiche e comportamentali. Ritengo di essere molto esigente, essendo il primo utilizzatore dei miei cani. L’ambizione di alzarsi la mattina per affrontare un nuovo giorno di montagna e fatica, e’ supportata solo dal cane che posseggo, e si rientra sazi del lavoro e da ciò che quest’ultimo ci ha donato durante il giorno. Le grandi estensioni dove caccio e le innumerevoli difficoltà nel reperimento della coturnice, impongono delle caratteristiche fondamentali: fondo pressoché inesauribile, ritmo che consenta di coprire notevoli estensioni, sagoma e stile nel galoppo per riempire gli occhi , intelligenza venatoria che gli consenta di toccare le zone di reperimento incontrando coturnici. E il tutto nel vento, scivolando sulle rocce e mai in dettaglio. Unendo ciò il mix e’ fatto. Certo non è facile, ma almeno so quali siano le mie ambizioni e ciò che mi piacerebbe avere nei miei setter dei Predatori Marsicani.
Voglio rubarti qualche segreto: come procedi nella preparazione di un soggetto destinato a fare grandi cose in alta quota? Quali sono i segnali che te lo fanno preferire ad altri e che magari lo indicano come un possibile riproduttore facendolo entrare in selezione ?
La selezione zootecnica ha delle tappe in allevamento ben delineate. Studiato l’accoppiamento
tra i soggetti papabili, che denotino caratteristiche funzionali e fenotipiche utili oltre che genetiche ricercate, si attende la nascita dei cuccioli. Essi dovranno essere svezzati e alimentati nel miglior modo, in questo lasso di tempo ne osservo il fenotipo, il carattere e l’evoluzione dei tratti costruttivi. Compiuti i 7/8 mesi si procede alle prime uscite e approcci con l’ambiente aperto e selvatico. Preferisco portarli sugli altipiani dove posso osservare sagoma, movimento, audacia, coraggio ed iniziativa. Leggendo questi segnali tra le righe, sostituisco l’altipiano con montagna medio impegnativa, con tratti dolci e con tratti più pendenti, allungando il tempo di uscita e osservando fondo, temperamento e compostezza generale. Andando avanti con le uscite e arrivando il giovane rampollo all’età di un anno e mezzo, comincio a prendere delle decisioni importanti cercando di valorizzare il giovane che più di altri possegga le caratteristiche precedentemente descritte. Terminato ciò comincio a far sul serio, propongo al giovane “superstite” uscite in montagna vera, possibilmente in zone di caccia, della durata di circa mezza giornata, valutandone l’istinto alla predazione, lo stile di ferma, il metodo di lavoro nel vento e la capacità di soffrire. Insomma la dimostrazione di appartenere alla razza quanto più possibile. Andando avanti si allunga il tempo di uscita e le difficoltà ambientali legate al reperimento dell’ amata coturnice almeno per tutto il giorno di caccia. Mi piace portare al limite
i miei giovani soggetti, con 2/3 giorni consecutivi in montagna, osservandone tutte le caratteristiche ricercate e soprattutto la psiche ,l’unica vera arma che il nostro giovane setter ha per dimostrarci di essere uno che appartiene alla razza, e non uno qualunque. E’ osservandolo quando è stanco, che si può notare il vero stile di un soggetto, partendo dai portamenti di testa e coda, capacità di ridurre leggermente la velocità a favore di un galoppo composto perdurato tutto il giorno, la predazione che permane anche nel momento della sofferenza: quindi un setter capace di incontrare non solo per le prime due ore ma capace di reperire selvaggina fino all’ultimo istante che precede il rientro in macchina , dopo chilometri e chilometri percorsi. I soggetti che posseggono queste ambiziose caratteristiche e superano il test dei monti, al varco dei tre anni circa, possono essere sicuramente messi in riproduzione e far parte della famiglia dei setter dei Predatori Marsicani. “





