di cinghiale, elemento assolutamente inusuale per quadri di questo genere, quale focus attorno al quale ruota una corolla di altra selvaggina di pregio, testimoniando la volontà dell’artista di servirsi esclusivamente del veicolo della caccia. Al centro di una parete campeggia un magnifico arazzo, che rappresenta una elaborata scena di caccia al cervo con l’uso dei falchi e dei cani. E’
una tessitura tardo seicentesca, con le tipiche tonalità verdi, gialle e azzurre in cui la battuta appare in ordine cronologico seguendo la prospettiva: in basso i bracchieri con i segugi che ricercano la traccia, poi guardando più in su, si vedono i cani lanciati ed i cacciatori a cavallo con i falconi sul pugno ed in fondo la preda, quasi un’ombra fuggente verso le profondità del bosco.
Entriamo nella prima delle sale espositive. Vengono illuminate alcune teche con armi da fuoco di varia antichità, mostrando i piccoli tesori racchiusi al loro interno. Le prime carabine, antiche doppiette, accessori
per il caricamento sono solo l’inizio del viaggio in un mondo caro ad ogni cacciatore, quello delle armi, che proseguirà con pezzi davvero antichi e pregiati nelle stanze successive. Spingarde da anatre del sedicesimo secolo, fucili ad acciarino, e addirittura balestre medioevali sono accuratamente presentate e catalogate con profusione di particolari. Dietro i vetri si vedono tanti oggetti di complemento, quali borse , coltelli, elaborati ornamenti per cappello confezionati con penne e piume di beccaccia e di gallo cedrone, oltre che da barbe e pelo di camoscio e altra grande selvaggina. Ci vorrebbero cento occhi per guardare tutto.





