E’ un mercoledì di gennaio, e come sempre da queste parti in inverno, la neve ha imbiancato ogni angolo di mondo visibile. Lo vediamo già da lontano mentre i tornanti ci accompagnano dolcemente nell’avvicinamento, ed è come entrare in un altro mondo, di quelli che noi mediterranei siamo abituati a vedere solo nei film. Poche curve ancora ed entriamo in paese. Arriviamo davanti al palazzo del comune e telefoniamo: il “burgermeister” in persona, il sindaco Thomas Dengler scende
in strada e ci accoglie con una cordialità disarmante. Sarà lui ad aprire appositamente per noi le porte del castello, sempre chiuso durante l’inverno tranne un paio d’ore la domenica. Lo seguiamo inerpicandoci con la macchina per la stradella che conduce davanti al portone, e benediciamo le gomme invernali, necessarie di questa stagione per potervisi avventurare con meno rischi. Rifletto: è sorprendente questo senso dell’accoglienza, e cerco d’immaginare quanti sindaci italiani, avrebbero fatto lo stesso per dei visitatori venuti da fuori. Certo, l’aver comunicato di essere un giornalista venatorio ha aiutato, trattandosi di uno Jagdmuseum, un museo della caccia, però è altrettanto vero che avrebbero potuto benissimo infischiarsene e, soprattutto, per aprirci le porte del castello il sindaco avrebbe potuto incaricare un qualsiasi guardiano. Thomas Dengler invece, ci ha tenuto a farlo personalmente. Scopriamo che si tratta di un uomo d’azione, il quale da operaio comunale factotum è diventato un Burgermeister stimato e benvoluto da tutti, e che della dedizione al proprio territorio ha fatto una ragione di vita. Non è cacciatore, mi risponde mentre attraversiamo i corridoi del maniero per arrivare nelle sale espositive, ma lo erano tutti i suoi antenati e della caccia ha sempre respirato il profumo. D’altra parte, in queste zone lo Jaeger è una figura rispettata, un difensore della natura, un amante degli animali la cui credibilità è molto più elevata di quella d’un qualsiasi ambientalista da laboratorio.