Scesa dall’auto, la giovane cagnina si appiattì ai miei piedi con le orecchie
schiacciate, come terrorizzata a morte da un ambiente che pur essendo per lei nuovo non aveva nulla di minaccioso. Il segnale naturalmente mi lasciò perplesso, e a piena ragione perché fu l’inizio di tutta una serie di problemi gestionali legati al carattere ed alle paure di Denny, ma nello stesso tempo diede la stura a quella che pian piano, si rivelò un’esperienza indimenticabile.
La prima volta che notai la sua preziosa particolarità, fu quando, prendendo il coraggio a due mani, decisi di portarla in montagna alla ricerca di qualche beccaccia bendisposta. Fino ad allora, Denny aveva conosciuto solo i fagiani dell’apertura, due gallinelle ed una lepre, sulla quale aveva sbattuto il naso facendola schizzare dal covo. Che fosse digiuna di caccia si vedeva da lontano, ma alla stessa maniera appariva lampante che la cagna era in possesso di qualità naturali di sicuro rilievo.
Per insidiare le beccacce, avevo scelto una zona adiacente alla foresta di Vallombrosa, che pur conservando una certa altitudine non raggiungeva vette elevatissime e avrebbe consentito di pianificare un giro a ferro di cavallo, risalendo fino ad una certa quota, mantenendola e poi discendendo per tornare poco dietro la macchina. Ero curioso di osservare cosa avrebbe prodotto Denny a contatto con un ambiente che non aveva mai visto prima, e quali reazioni avrebbe mostrato quando il suo olfatto avrebbe captato l’eventuale emanazione dello scolopacide. Che le regine ci fossero ne ero certo, poiché l’anno precedente ne avevo incarnierate diverse; quel che non sapevo, era se sarebbero piaciute a Denny.
La foresta di querce sotto le cui fronde avevo parcheggiato s’innalzava aprendo i varchi e lasciando i primi spazi ai carpini nereggianti sopra la nostra testa, e Denny aveva iniziato di buona lena a battere il bosco in quella maniera assolutamente istintiva che l’avrebbe poi caratterizzata per il corso della sua vita. L’assoluta mancanza di vento di certo non giocava a favore del reperimento dell’usta, e anzi
faceva da preludio ad un imminente innalzamento del velo d’acqua materializzatosi in basso fin dal nostro arrivo nella zona, come un minaccioso ectoplasma tentacolare. Dopo circa mezz’ora buona di cammino in leggera salita, l’attenzione di Denny venne catturata da un grande cespuglio di pungitopo che ci guardava qualche metro sopra di noi. La cagna andò ad ispezionarlo e ne ricavò una reazione di ferma immediata, mantenuta solo qualche scampolo di secondo ma sufficiente a stimolare la mia curiosità: fra le foglie puntute dell’arbusto, spiccava a terra una bel dischetto bianco con il suo “seme” nero e lucido al centro. Trasalii, felice. Denny invece, incuriosita da quell’odore iniziò ad intensificare la sua cerca come mai ancora le avevo visto fare e mi costrinse a seguirla di buona lena fra le piante alte ed il sottobosco, che si avvinghiava ai vestiti come se avesse avuto gli artigli.
SPECIALE BECCACCIA : LA MAESTRINA DALLE TOPPE NERE…
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