Un bolide nero parte verso la mia sinistra: è un grosso maschio di gallinella che cerca di guadagnare la sponda opposta molti metri più in giù di dove siamo noi. Tiro d’istinto, senza mirare, e vedo l’uccello abbassare la carena e toccare brutalmente l’acqua. Poi lo vedo salire a fatica fra le piante rade saltellando e sparire in un roveto: é rotto d’ala, e forse anche ferito ad una zampa, e il suo istinto lo spinge a nascondersi. “Porta Cesare!”, comando perentorio. Ma lo spinone non ha bisogno di nessun permesso per eseguire un lavoro che lui ha sempre svolto con naturalezza. Lo vedo lanciarsi nelle acque fredde e veloci
del Maestro e nuotare verso dove abbiamo visto atterrare la gallinella. Viaggia come un siluro, anche se un grosso canale in inverno può essere sempre fonte di pericolo e di incognite, perfino per cani forti come lui. Lo seguo con un filo di apprensione, ammirandone la determinazione con cui vince la corrente e il freddo tagliente dell’acqua. Cesare arriva sul punto di atterraggio, risale la sponda e inizia a cercare il volatile ferito. Sfrasca, cerca, sale fino alla carraia e poi riscende, finché non
entra in ferma davanti ad un cespuglio. Avverte un movimento ed entra fra le erbe, uscendone dopo pochi istanti con la gallinella fra le fauci. Mi guarda, come a dire “..hai visto?..” e quindi si rituffa in acqua compiendo il percorso inverso.
Mentre metto la gallinella in carniere, Cesare mi regala una bella doccia di cui avrei fatto volentieri a meno, pur essendo questo un prezzo che sono sempre disposto a pagare quando i miei amici a quattro gambe mi gratificano con difficili riporti dall’acqua.
A CACCIA CON LO SPINONE: SUL FIUME CON CESARE…
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