Sono molte e intense le avventure a ricordo delle trasferte venatorie; in Lapponia dove si dormiva su pelli di renna, in Polonia a caccia di starne ed in Istria a perseguire beccacce birbone. Erano viaggi in cui si portava a casa l’esperienza dell’incontro con popoli diversi, dove la caccia era il tramite per condividere momenti di felicità e scambio culturale. “Quando si va a caccia..” racconta Marialuisa “il rapporto con il prossimo è paritario, siamo cacciatori, senza badare
né ai titoli nobiliari né di studio. L’uomo si ritrova a fare squadra con i suoi simili, per incontrare e vivere la natura con semplicità e coinvolgimento”.
Marialuisa è una donna emancipata, ed il suo regalo dei cinquant’anni è stato il permesso di caccia agli ungulati, in una riserva austriaca.
Le trasferte sono solitarie; Francesco, il marito, resta fedele alla caccia a piuma, ad ogni partenza inizia la personale immersione totale, nell’essere cacciatrice. Sulle pareti della casa che fu foresteria durante il Concilio, ogni trofeo è ricordo delle piacevoli attese di caprioli, cervi, camosci e galli forcelli.
Trentino: Il risveglio di Artemide..
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