La figura 5 mostra invece un ritratto a figura intera eseguito ad olio su tela da Joseph Weber nel 1836, dove il committente, tale Gloeckler, è ritratto in ricordo di una sua battuta di caccia. Qui ritroviamo in pieno l’essenza della
caccia germanica: il robusto cacciatore intabarrato nel suo loden di foggia quasi militaresca, i due cervi uccisi, il cane, forse un bassotto, forse un langhaar o forse una sorta di annoveriano “ante litteram” che riposa ai suoi piedi. La composizione, anche per la presenza della lastra rupestre incisa dov’è riportata la dedica, appare come un prodotto della scuola neoclassica, con la posa statuaria dell’uomo,quella retorica della selvaggina, e le tinte tenui e perfette, senza strappi o virazioni drammatiche nemmeno nel raffigurare il sangue che cola dai cervi abbattuti. Personalità artistica da ritrattista, quella di Weber, ma in grado di evocare con maestrìa anche gli animali e la natura.
L’immagine 6 parla da sè. E’ un meraviglioso dipinto “animalier” del grande Benno Adam, pittore di Monaco nato nel 1812 e morto nel 1892. In questo quadro di grandi dimensioni, 83 x 115 cm, datato 1853 è rappresentata magistralmente una famiglia di volpi davanti alla bocca della tana. L’atteggiamento assolutamente naturale degli animali, oppure particolari quali l’erba o le ossa delle prede, non possono che suscitare ammirazione ed accanto una riflessione: pensiamo a quanto dovette essere grande l’interesse verso la natura da parte del pittore per riuscire a cogliere le espressioni e le movenze delle volpi in un epoca in cui ancora la fotografia non c’era e mancava quindi l’ausilio modellistico a cui tutti i pittori “naturalisti” moderni si appoggiano. Notiamo che la volpe, nella tradizione e nel sentimento venatorio tedesco, e di conseguenza anche nell’arte ha sempre occupato un posto di grande rilievo, a differenza che, per esempio, da noi in Italia, dove invece è stata messa un po’ in angolo favorendo altre suggestioni.
La figura 7 rappresenta sempre un quadro della metà del secolo, ma di scuola completamente diversa trattandosi dell’opera di un artista olandese di nascita, pur tedesco di adozione, Marten Katen. Il titolo dell’ opera, “Auf Entenajgd”, ovvero “A caccia d’anatre” è infatti in lingua germanica. L’artista ha voluto rappresentare una tipica situazione di caccia delle zone pianeggianti e marittime dell’Oldemburgo, dove sono meno classici loden ed alpenstock, per lasciare spazio a cacce che definiremmo di “valle”. Le tinte sono romantiche e forti allo stesso tempo, e ricordano in pieno la scuola olandese, mentre la presenza del bambino che accompagna il cacciatore conferisce, a mio parere, un gradevole tocco d’informalità anche in virtù della giubbetta rossa che il piccolo indossa. Accanto a lui scorgiamo un piccolo cane, forse un breton, probabilmente adibito al riporto, ed un’anatra abbattuta.
Difatti dobbiamo ricordare che la Germania, venatoriamente ed artisticamente, non può essere ridotta solo alle classiche rappresentazioni bavaresi o del Wuttemberg, ma, pur mantenendo una riconoscibile linea di continuità, spazia, come vedremo e come abbiamo iniziato a vedere, attraverso molte caleidoscopiche sfaccettature che la prossima volta continueremo a visitare, galoppando veloci sugli sconfinati territori dell’impero del Kaiser.