Dei primissimi anni del secolo diciannovesimo è invece il quadro da cui è tratta la stampa raffigurata nell’immagine numero 2, e che rappresenta un modo di caccia che adesso è desueto, ma che fino a quasi tutto l’ottocento era classico per le ampie zone collinari del nord ovest della Germania. La caccia al cinghiale con i cani ed i cavalli è erede diretta delle grandi battute medioevali e spesso era riservata alla cerchia nobiliare oppure ad un gruppo di compaesani della buona borghesia. Quella rappresentata, in base alla foggia dei vestiti, piuttosto moderni, potrebbe essere benissimo coeva della pittura, opera di un autore sconosciuto. Nella figura 3, osserviamo una bella matita di Von Wirth, datata 1811, in cui un cacciatore di montagna è ritratto in posa classica, vestito nel tipico modo dei “bergjaegern” del sud della Germania, mentre sta preparandosi a prendere la mira con il suo fucile ad avancarica. La mano dell’artista è sciolta, e mostra una buona padronanza delle forme e del chiaroscuro. Stesso soggetto possiamo vederlo nella figura 4, una litografia del 1820 opera di Jugendeubel in cui oltre alla figura centrale del cacciatore, spicca, anche perchè fuori proporzione, il classico bastone da montagna col puntale di ferro. In entrambe le figure, il cappello è di quelli ancora settecenteschi, ovvero alto a forma di cono, mentre il vestito, con i “lederhose”, la giubba ornata ed il fazzoletto attorno al collo, rientra nella piena tradizione iconografica. Da notare come il cacciatore, soprattutto nella seconda immagine, venga inscritto nella rappresentazione quasi come una figura eroica, ergentesi a titano sulla vetta di una montagna, scalata per conquistare una preda difficile e pregiata.
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