Pensai di richiamarla, ma temetti di peggiorare la situazione deconcentrando e confondendo la coraggiosissima cagnina. Tenni d’occhio le spoglie della gallinella che si allontanavano rapidamente scomparendo ogni tanto fra i flutti, e dietro di lei, come una grossa lontra nera, vidi la labrador planava letteralmente fra la corrente, protesa verso un recupero da brivido. I due pointer la seguivano con lo sguardo, ma Antea, dopo una breve esitazione, le corse dietro via terra, saltando fra le erbe e i cannicci come una lepre inseguita. Zagor invece, decise di aspettare fermo accanto a me, senza neanche provare a immergersi per seguire in quella folle nuotata l’indiavolata labradorina. Compiendo una serie di evoluzioni acquatiche e scomparendo sotto la superficie almeno un paio di volte, Pennyblack riuscì infine a raggiungere la gallinella. Il
flusso l’aveva trasportata a ridosso della sponda opposta, ed ora, cane e selvatico, si trovavano a oltre cento metri da me. Tornai indietro seguito da Zagor, con Antea che scorrazzava in su e in giù per l’argine, compiendo una spola frenetica fra me e la compagna come se avesse voluto annunciarmi entusiasticamente che l’operazione gallinella, almeno per ora, sembrava riuscita. Con il cuore in gola, arrivai all’altezza del canale dove Pennyblack era approdata e la guardai riposarsi, sdraiata e grondante, sull’argine opposto tenendo davanti alle zampe anteriori l’uccello nero. La chiamai, posizionandomi quasi nell’acqua per infonderle coraggio, e attesi che si decidesse a compiere la nuotata di ritorno.
« Pag 2 | Pag 4 »





