Le favole sono da sempre lo scrigno dei buoni sentimenti e delle piccole saggezze. E da sempre, sono fatte di principi azzurri, di lupi cattivi, di orchi, regine crudeli e fanciulle da salvare. Costellate di sogni e di speranze, le favole sono porte verso mondi meravigliosi, onirici e simbolici insieme. Se, allora, queste dimensioni vengono attraversate con lo spirito di un bambino, ecco che svilupperanno nella mente del suo piccolo visitatore degli archetipi con cui questo dovrà fare i conti per il resto della sua vita. Le favole dunque, sono molto importanti, più di quel che a volte si pensi.
Sarà per questo motivo che ” Il Cacciatore in Favola”, il bel volume scritto ed illustrato da tre coraggiosi quanto lungimiranti trentini sta scatenando tante polemiche tra i soliti benpensanti. Perché, amici miei, dovete sapere che quando si infrangono i tabù, un prezzo da pagare c’è sempre. Ed allora, sulla scorta di un bell’articolo pubblicato su “L’Adige”, importante quotidiano del nord, l’ira acuminata di ipocrite mammine tvdipendenti, animalisti da sala giochi, e pensatori illuminati dalla luce del neon, si sta scatenando contro una delle poche belle iniziative a favore dell’infanzia. Come già da noi affermato nella recensione che subito dopo la pubblicazione del libro facemmo, le storie narrate nel libro di Luca Gottardi, Patrizia Filippi e Daniela Casagranda vedono la caccia ed il cacciatore per quello che in realtà sono o dovrebbero essere, ossia entità buone, educative e rispettose di un equilibrio naturale disturbato invece, ad esempio, da allevamenti intensivi fin troppo poco stigmatizzati dalla cultura del supermarket per cui cacciare un animale selvatico è cosa cattiva, e torturarne uno domestico tenendolo in batteria e poi macellarlo invece è accettabile. Un circolo di vita virtuosa, quello tracciato in questo piccolo libro delle meraviglie, oggi più che mai inquinato da farisaismi ideologici e da un nauseabondo indottrinamento disneyano che da tempo ha risucchiato gli ultimi residui di naturalità dalle menti dei più. Putiferio allora: minacce, petizioni online e offline per “far ritirare dal commercio un libro pro caccia”, insulti sanguinosi agli autori e isterismi pelosi e vomitevoli sono la testimonianza che “Il Cacciatore in Favola” ha, è il caso di dirlo, colto nel segno. Lasciamo sfogare questa stizzita ondata di malafede e teniamo duro.
Agli autori l’impagabile soddisfazione di aver battuto ed aperto una strada nuova con coraggio degno di esploratori d’altri tempi, e a noi di Caccia Oggi quella di aver per primi creduto in loro.
Cacciatori e favole..
Il nido del falcoCondividi: