Quelli che arrivano alla fine degli anni quaranta, sono dunque decenni prolifici per
la letteratura venatoria e in genere per lo spazio che alla caccia viene dato anche in scritti ad altro tema. Iniziano a vedersi le prime traduzioni delle opere di Hermann Löns , grande scrittore tedesco, innamorato cantore di vette e foreste che dalle sue pagine ci appaiono ancora più irraggiungibili e profonde, nonché di affascinanti creature animali, che pur appartenendo a specie comuni ci appaiono avvolte dal mistero. Ma è con questo metro che la grandezza si misura; è con il peso della capacità dello scrittore di far sognare e desiderare, che le pagine di carta diventano fogli d’oro. L’opera di Hermann Löns fa parte di quel movimento di reazione radicale contro la devastazione della vita spirituale determinato dall’industrializzazione, dall’urbanesimo e dal materialismo culturale ed economico. Questa reazione in Germania tra il 1890 ed il 1920 s’incarna nel movimento völkisch che vedeva nel ritorno alla terra e nelle origini contadine e tradizionali l’unica via di salvezza. Hermann Löns, scrittore, poeta, giornalista, cacciatore ed antesignano del movimento
ambientalista può essere considerato per la sua sensibilità assai vicino a queste tematiche. Il profondo amore ed il radicamento sulla “Heimat”, la terra degli antenati, l’interesse per i miti e per la preistoria germanica coinvolsero in quegli anni un vasto numero d’intellettuali, scienziati, scrittori, artisti e poeti. Esuberante e romantico nelle liriche giovanili, Löns si volse alla poesia sociale, e infine ad un’arte di più intensa soggettività (Mein goldenes Buch, 1901; Mein blaues Buch,1909, etc.). Oltre a raccolte di bozzetti (Mein grünes Buch, 1901), pubblicò i romanzi Der Wehrwolf (1910), in cui rappresentò con lirismo fortemente barocco la situazione dei contadini nella guerra dei Trent’anni, e Das zweite Gesicht (1911), in cui volle dare visionaria espressione a un suo dramma intimo. Morì in combattimento, nel 1914.
CACCIA E LETTERATURA: LA PENNA DI ARTEMIDE
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