Le prime ore del pomeriggio trascorsero sotto la sferza di un sole feroce, riducendo la cerca dei cani ad un modesto trotterello e costringendo i tre affaticati cacciatori a numerose soste sotto le grandi piante di faggio e d’abete, o ai piedi di qualche grande quercia cresciuta solitaria ai bordi d’un pascolo. Trovata una fonte d’acqua, si concessero una pausa di ristoro, abbeverandosi con l’acqua cristallina di cui fecero il pieno nelle loro borracce e mangiando, insieme con i cani, bocconi di pane e pecorino che tagliavano a coltello, secondo l’uso pastorale. La campagna era immersa nel silenzio rovente della canicola ed anche la selvaggina, ammesso che i cani fossero stati in grado di trovarla, pareva essersi d’un colpo volatilizzata. La sosta, tuttavia, li rinfrancò pienamente ed i tre uomini ripresero a cacciare per tutto il pomeriggio procedendo però separati l’uno dall’altro, per poter esplorare più territorio possibile. Chianini, nell’arsura canicolare, aveva consumato l’intera
borraccia d’acqua che aveva riempito alla fonte e verso il tramonto venne assalito da una sete incontenibile. I suoi compagni anche se a vista, erano troppo lontani per essere raggiunti, soprattutto in condizioni di fatica ed arsura come quelle in cui lui versava. La caccia all’acqua, drammaticamente, si sostituì a quella alle starne. Dopo un’altra ora di inutili, quasi disperate ricerche di un fontanile o anche una pozzanghera, lo scrittore avvistò un casolare che sorgeva in podere poco lontano. Pieno di speranza, vi si diresse accelerando il passo quando le prime luci del tramonto già doravano i contorni degli alberi. Giunto nell’aia, la prima cosa che lo colpì fu la generale impressione di povertà che sembrava aleggiare su quella casupola. Vide una donna ed un ragazzo che battevano dei fagioli bianchi con ritmo di stanca rassegnazione, mentre tre bambini giocavano con un cagnolino rotolandosi nella polvere. Vedendolo arrivare, una ragazzina, fra i bimbi che giocavano, sgattaiolò in casa furtivamente chiudendosi dietro l’uscio scrostato. La donna portava una bandana nera calata quasi sugli occhi e sulla sua pelle, segnata da rughe precoci e profonde, potevano leggersi a chiare lettere storie di privazioni e di sofferenza.
– Buonasera, buona donna. Avete dell’acqua? – chiese Chianini con ciò che restava della voce..
DIARI DI CACCIA: L’ACQUA DELLA VEDOVA
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