La manifestazione del dieci giugno a Torino è molto più importante di quel che potrebbe sembrare. Finalmente, dopo tanto tempo, in una grande città rivediamo in piazza dei cacciatori orgogliosi di esserlo e giustamente consapevoli dei propri inalienabili diritti e degli altrettanto inevitabili doveri. Rivediamo dei cacciatori, finalmente uniti e non divisi dalle Associazioni, che protestano contro un presidente regionale disattento e smemorato, e che a costui inviano addirittura una lettera aperta in cui le parole sono esplicite e cristalline. Rivediamo vecchi e giovani insieme, accomunati dalla passione e dalla sete di giustizia, ma anche dalle vessazioni subite e dalle iniquità perpetrate ai loro danni. Rivediamo, cosa più importante di tutte, una volontà di dire basta ad atteggiamenti ghettizzanti, sostenuti ideologicamente ai soli fini politici, nonché superati dalla scienza e dalla morale che da sempre attestano la necessità assoluta della caccia come espressione della vita e come circuito naturale a cui tutti gli esseri sono soggetti.
Dobbiamo guardare l’orizzonte. Vogliamo considerare la giornata di Torino come l’inizio di una rivoluzione culturale che deve avvenire proprio fra noi cacciatori, e da noi propagarsi come ossigeno benefico in ogni nicchia. Molto c’è da fare, se si leggono le notizie che arrivano da più parti del Paese. In Umbria le giunte modificano i calendari regionali a piacimento, infischiandosene di regole e pareri. In Veneto, i provvedimenti sulla mobilità venatoria pare stiano scontentando tutte le parti in causa.
Si percepiscono forti le molte resistenze ancora da vincere. E’ il colpo di coda delle forze della disinformazione ideologica e politica, e di quello stucchevole pietismo da cartoni animati aberrato dalla Natura e sconosciuto agli animali. Noi però vinceremo la nostra guerra se sapremo combatterla emarginando i servi di partito, inutili ed anzi dannosi alla giusta causa della caccia vera, e i marrani maleducati che ancora ci sono fra noi e che appestano le campagne ed i boschi. Ma soprattutto vinceremo, se sapremo, come è avvenuto a Torino, rivendicare uniti ogni grammo ed ogni metro di ciò che per legge di Natura ci spetta.