Negli anni sessanta, fra le pagine della rivista “Diana”, campeggiava una rubrica alquanto particolare: era “L’angolo della donna” e la squisita anfitriona che ne curava le sorti si chiamava Bettina Liberio, in arte Betty. E’ la moglie di un cacciatore, madre di due figli, che decide di condividere con le non molte lettrici della rivista le sue esperienze a fianco di un uomo divorato dalla passione per la Dea. Lo stile con cui Betty racconta le proprie vicende è godibile ed essenziale, e questa è una delle chiavi del successo che la rubrica ebbe a suo tempo. E’ una donna anni sessanta, naturalmente, quella che la nostra Bettina esprime attraverso le sue storie: dunque principalmente una moglie ed una madre, animata da un sano ed oggi sempre più raro spirito di devozione alla famiglia, la quale, pur essendosi formata una buona cultura e lavorando, non mostra alcuna velleità carrieristica.
La vicenda che Bettina racconta nel suo “angolo” dell’Aprile 1963 inizia con un fortuito ed inaspettato possesso di due biglietti per il Teatro, offerti da un antico compagno d’università diventato attore: “…Per me che a teatro sono andata quasi sempre in loggione ( il programma disteso fra la pietra freddina ed il fondo della schiena, e magari il cartoccio di caramelle di menta da succhiare ) era un tuffo nell’eleganza e nella mondanità. …I miei risparmi sfumarono in un negozio di mode, convertiti in un abitino di crèpe cady verde bottiglia, in un paio di sandalini di raso con trousse assortita ed in una collanina di perle coltivate con orecchini analoghi…La sera prima del gran giorno ecco un telegramma per mio marito: la solita cricca di amici lo informava che sul lago X c’era un passo eccezionale di germani e che avevano fissato barchino e botte per il giorno seguente. Con la coscienza sporca per i miei acquisti folli, non ebbi il coraggio di mettergli i bastoni fra le ruote..”
“L’angolo della donna”
Condividi: