I primi puff evidenziano sentori misti di legno tostato, a volte pellame, affili d’erbe balsamiche, e in qualche esemplare perfino miele. La forza è leggera rispetto ad esempio ad un toscano,ma è più accentuata che nel Doge in virtù della lunga stagionatura e dei processi fermentativi cui abbiamo accennato. La sensazione, proseguendo nella fumata, è di seta al palato, e d’ambra nella percezione retronasale, vera cartina tornasole, a mio giudizio, della qualità di un sigaro, e di un tabacco in generale. La cenere, in questo caso molto chiara, quasi bianca, risulta compattissima. La forza aumenta andando verso la metà del sigaro, il pellame scompare per lasciare tutto lo spazio al legno tostato, e il nostro Ducale conferma la sua eccellente
fattura, e la sua destinazione a fumatori di una certa classe, davvero lenti, perché va centellinato per poterne gustare davvero la complessità. E’ un sigaro gentiluomo: difatti, anche accelerando il ritmo delle boccate non diventa mai aspro, mai velenoso, solo si intristisce un po’, trasformando in noia la forza elegante del suo carattere.
Il prezzo è sostenuto: scatola da due, 8,60 Euro. Ma la qualità complessiva ripaga appieno della spesa.
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