Ci risiamo. Ancora una volta l’Italia e i suoi cacciatori sono stati beffati. Non contenti del calendario venatorio più corto e assurdo del mondo; non paghi delle vessazioni ideologiche che ogni giorno ci infliggono; non sazi del disprezzo verso di noi di cui si nutrono, i nostri amati governanti ci hanno propinato l’ennesima polpettina avvelenata, etichettata “made in EU”. Solo che per una volta l’Europa non c’entra. La semplice richiesta della Commissione Europea di saperne di più sulle migrazioni prenuziali si è trasformata, per il nostro roboante e vanitoso presidente del Consiglio, in un’occasione per decurtare, col pretesto di immaginarie e impossibili sanzioni, un altro pezzo della nostra dignità di cacciatori. Tira il vento? Chiudiamo la caccia in Italia. Calano le borse? E’ colpa del nembrotte che spara al tordo. Schettino affonda la nave? Di certo è successo perché un branco di colombacci spaventati dai perfidi cacciatori ha oscurato i radar. L’immaginifico presidente del Consiglio ha giustificato il provvedimento, disonesto intellettualmente e probabilmente illegale, come un atto dovuto alla rigidità burocratica di Bruxelles, la quale invece non si è mai sognata di chiedere all’Italia di accorciare i tempi di prelievo, già ben al di sotto dei limiti del ridicolo, ma si è limitata semplicemente a chiedere le normali informazioni sulle migrazioni, chiarendo bene, con una delle sue direttive, che ogni dato riferito alle specie migratorie deve essere inquadrato in una prospettiva transnazionale, considerando un unico corpus tutti i territori di Stati membri legati da uniformità ambientale e climatica. Nemmeno l’ottusità dei burocrati comunitari avrebbe osato pretendere di chiudere la caccia al tordo e alla beccaccia in Italia, sapendo che questa continua, e per molto ancora, in Francia, Grecia e Spagna. I burocrati no, ma i nostri politicanti affamati di voterelli dei ( finti) amichetti della natura, invece si; e le Associazioni venatorie, comunque legate, qualcuna più qualcuna meno, al carrozzone di Montecitorio, evidentemente non dispongono di tutto quel potere che sostengono di avere quando vengono a chiederci la tessera.
D’altronde, come meravigliarsi? La giunta di Governo che ha chiuso illegittimamente la caccia al tordo è la stessa banda che poche ore fa ha votato contro gli interessi degli italiani approvando con inchini e salamelecchi l’ingresso dell’olio tunisino in Europa a discapito del nostro; è la stessa che manda in galera i derubati invece dei ladri; è la stessa pronta a limitare tutto, meno che il proprio chilometrico stipendio.
La banda del tordo
Il nido del falcoCondividi: