E’ emblematica, nonché destinata a fare giurisprudenza in materia, la sentenza n. 2056 del 29.09.2015, pubblicata il 23.11 dal Tribunale di Reggio Emilia riferentesi ad un caso che spesso accade.
La fattispecie riguarda la denuncia dei C.C. competenti per territorio per illegittima detenzione di arma comune da sparo da parte di chi non era proprietario, ma ne è venuto in possesso e quindi proprietà per diritto di successione.
In buona sostanza, la moglie convivente del mio assistito, deceduta il 25.11.2009, era dal 22.04.1983 in possesso di un sovrapposto calibro 12 Beretta, arma regolarmente denunciata alla Stazione Carabinieri di S. Polo D’Enza (RE).
Dopo meno di due anni dalla morte della moglie i Carabinieri di San Polo durante una normale verifica sulle armi si recavano presso l’abitazione del mio cliente, il quale volontariamente mostrava le armi in suo possesso, ivi compresa quella di proprietà della moglie.
Il fatto veniva segnalato alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Emilia che procedeva nei confronti del Sig. Sabattini.
Da notare che né il mio assistito, né la moglie in vita avevano porto d’armi, né esercitavano la caccia. Secondo l’inquirente il Sabattini non avrebbe denunciato la detenzione della stessa arma dopo averla acquistata a titolo successorio.
A fronte del principio di tracciabilità del luogo ove si conservano le armi, ovviamente nulla era cambiato, ma soprattutto il Giudice seguendo la mia linea difensiva ha notato che era carente l’elemento soggettivo del reato, cioè il dolo: la coscienza e la volontà di compiere un comportamento in contrasto con la legge.
A seguito della sentenza il fucile è stato dissequestrato. Poiché casi simili accadono molto spesso e non sempre hanno condotto a sentenze assolutorie questa credo che farà giurisprudenza in materia.