Si può essere più stupidi di Palmer? Non credo. Il dentista americano ha ucciso, non cacciato, un animale nobilissimo ed unico: un leone nerocrinito destinato a divenire il patriarca di una nuova e splendida progenie di “simba” dell’Africa australe.
La stupidità di quest’uomo, sicuramente indotta dalla cecità provocata dal suo ego smisurato, è stata tale da non consentirgli di valutare che i benefici della sua prodezza sarebbero stati nulli a confronto dei guai serissimi in cui si sarebbe cacciato, ma soprattutto al cospetto del crimine contro la natura di cui si è macchiato.
La caccia al leone è senza dubbio fra le massime espressioni venatorie, ed è un’esperienza la cui intensità va ben oltre la normale dimensione del sentire. Tuttavia, proprio per l’importanza che il re della savana riveste nell’ambito delle dinamiche naturali, è un’attività che deve essere condotta nel rispetto assoluto dei piani di abbattimento, delle leggi, dei regolamenti e, prima di tutto, dell’etica che ogni cacciatore vero conosce e difende.
Questo leone non poteva e non doveva essere toccato per una serie di ragioni note, che non starò a ripetere, ma delle quali la più importante di tutte forse non è stata evidenziata a sufficienza. Cecil era un totem, uno dei pochi rimasti al mondo e quindi nella parte più profonda e vera dell’animo di qualsiasi uomo che si definisce cacciatore, doveva instillare un rispetto atavico insuperabile e insostituibile da nessuna considerazione di ordine razionale, men che meno appartenente alla sfera sciocca della vanità. Il cacciatore vero ha il dovere di rispettare i totem della Natura, perché solo facendolo questa sarà generosa con lui, e perché la presenza di entità intoccabili è la garanzia più importante della sussistenza e della validità dei circuiti di predazione nei quali l’uomo, dall’alba della vita, è inscritto.
Se non si capisce questo non si è cacciatori, ma solo volgari marrani armati. Esattamente come il dottor Palmer…
Il caso Palmer
Il nido del falcoCondividi: