Il caldo perdurante e talvolta assassino di queste infuocate settimane di luglio è destinato, ci dicono, ad andare avanti anche per buona parte del mese d’agosto. Intravediamo nei campi quegli spazi che saranno nostri quando la caccia inizierà, e già immaginiamo i posti da battere per racimolare i fagiani o le quaglie che ci occorrono per celebrare degnamente l’apertura.
Incominciamo a contare i giorni e a visualizzare i momenti della partenza da casa, delle azioni dei cani, dei nostri centri e delle nostre padelle. Prepariamo il nostro spirito ad una mistica commistione con un ambiente che conosciamo, che è sempre lo stesso ma proprio per questo sempre nuovo e provvido di emozioni.
Tuttavia, siamo consapevoli che ogni anno passato sarà una stagione di caccia in meno che vivremo. Ciò, se da una parte vuol dire senza dubbio maggiore esperienza, dall’altra richiama ad un’accresciuta responsabilità. Noi cacciatori infatti, siamo sacerdoti di una divinità a cui non è possibile non credere: Madre Natura. Questa dea, materiale e animica nel contempo, è la matrice che ispira e nutre la nostra passione in un circolo virtuoso senza fine, destinato a sopravvivere a noi in quanto essere umani, e alle nostre idee. Dunque, siamo quel che siamo grazie a lei, mentre lei stessa si nutre delle pulsioni che in noi riesce ad ingenerare.
Siamone degni quindi. Accostiamoci al suo altare con fervore dignitoso, scevro da becerume, da concupiscenza, da volgarità. Incominciamo a rispettare di più il nostro amico cane, la cui devozione non ha prezzo e la cui fedeltà troppo spesso consideriamo un atto dovuto. Ricordiamoci che non è così. La Natura sorveglia le nostre azioni, le giudica e dispone di conseguenza. Quanto daremo a loro dunque, tanto tornerà a noi.
E se al nostro amico migliore lesineremo una carezza, un’attenzione o un poco di zuppa, stiamo pur certi che anche la grande madre lesinerà a noi qualcosa.
Provare per credere..
Provare per credere
Il nido del falcoCondividi: