
il setter inglese inizia ad acquistare quella che sarà la sua morfologia definitiva, come si vede in questo inchiostro pubblicato sull’ “Encyclopaedia of Rural Sports” di Delabere Blaine, edita nel 1850. Tuttavia, elementi come collo e testa, ancora riconducono al primigenio sangue spaniel
Dunque il setter come frutto di un caso, tutto sommato, dato dalla nascita di spaniel con una forte attitudine a guatare la selvaggina. La ricerca esegetica però, mi impone di confrontare altri pareri illustri. Afferro con due mani la ponderosa “Encyclopedia Of the Rural Sports”, un volumone omnicomprensivo del 1850, scritto da Delabere Blaine, altra infinita risorsa di dati sconosciuti ai più. E’ inutile dire che anche questo libro rappresenta un caposaldo per l’intera cinologia europea e non vi annoierò sulla peripezia passata per averlo, in una grigia mattinata di Londra molti anni or sono.
Sentiamo l’autore: “Il giovane sportsman che onora queste pagine, dovrebbe tenere
a mente che i setter e gli spaniel possono essere considerati la stessa cosa circa l’origine e che essi rimangono tuttora strettamente legati gli uni agli altri, in tutto fuorchè nella taglia”. A conforto di ciò, Blaine riporta come, da un documento del 1555 da lui esaminato, risulti come Robert Dudley duca del Northumberland, cinegeta appassionato, avesse addestrato personalmente uno spaniel a sedersi alla percezione della selvaggina, per consentire un appropriato utilizzo della rete. D’altra parte, continua l’autore, “..è l’istintiva disposizione dell’intera tribù spaniel ad avventare l’usta del selvatico ed a perseguirla con ardore a rendere la ferma del setter meno stabile di quella del pointer”. La tesi dunque che nel setter inglese l’istinto di ferma sia stato, per così dire, aiutato a svilupparsi partendo da un atteggiamento che alcuni soggetti spaniel dimostravano nel sedersi al cospetto della selvaggina, trova anche in Blaine una conferma inoppugnabile.






