Le tensioni dovute al momento particolare che il mondo attraversa sta accrescendo l’insicurezza fra noi comuni cittadini. Molti rinunciano a vacanze e visite a musei o città importanti per il fantasma minaccioso di un attentato, oppure a viaggi all’estero in luoghi dove potrebbe essere concreto il rischio di fanatismo religioso. Inoltre, la pesantissima crisi che abbiamo attraversato, ha avviluppato le menti di molti disperati facendo compiere loro gesti estremi. L’animo umano si imbeve di paure con molta facilità, dalle quali poi fatica a liberarsi, ed è comprensibile. Quello che non è accettabile invece, è strumentalizzare questo genere di timori per attaccare senza motivo cittadini onesti e perbene, accampando pretesti di sicurezza. Serpeggia infatti in queste settimane una subdola campagna per irrigidire le norme di detenzione di armi sportive da parte di privati, cacciatori e non, come se le limitazioni non fossero ben più che sufficienti e si imponessero con decisione misure drastiche , anche a motivo di chissà quale oscuro collegamento con cellule terroristiche. La scusa è qualche fatto di cronaca, in cui l’arma del delitto è stato un fucile da caccia o una pistola ad uso sportivo. Dimenticando gli episodi, dieci volte più numerosi, in cui le armi sono state ben altre e dimenticando che nessun terrorista ha mai usato armi da caccia. L’Italia, ahinoi, è il paese dei divieti cervellotici, delle limitazioni insulse, del buonismo a posteriori e del pietismo ipocrita, e su questo non possiamo farci nulla. Possiamo invece , noi cacciatori, non lasciarci sfuggire nemmeno un’occasione per offrire esempio di civiltà ed equilibrio, dimostrando con il nostro comportamento l’esatto contrario di quel che i nostri avversari, vorrebbero in malafede dimostrare per legge.