Il secondo beccaccino s’involò innalzandosi con una rapidità da lasciare di ghiaccio. Antea entrò in ferma un attimo dopo il distacco dell’uccello dal suolo: io lo vedi dritto davanti a me, chiamai a raccolta ciò che restava della prontezza di riflessi e gli sparai una dose dell’otto senza neanche guardare il fucile. La fortuna fu dalla mia parte e l’irridente nasuto cade nell’incolto allagato. La pointerina schizzò al recupero, lo raggiunse e lo portò in giro come un trofeo, mentre io le ripetei più volte l’ordine di riporto inginocchiandomi per metterla a suo agio. Dopo qualche altra giravolta lei si avvicinò, più per farmi un favore che per obbedirmi, ed io riuscii a farmi consegnare il beccaccino inzuppato di saliva e fanghiglia. Abbraccio Antea come se avessi vinto chissà quale Derby, mentre la mia parte razionale guastava la festa come al solito, sussurrandomi:
“Guarda che c’è poco da gioire, perché la tua Antea ha fermato sì il beccaccino, ma con ritardo e malamente”. Aveva ragione, ma solo perché come ogni “pars rationis” era miope e non sapeva vedere oltre il suo naso. Elargii un’ultima carezza all’eccitatissima cagnolina ed Antea ripartì con grinta rinnovata e con una luce di aumentata consapevolezza che traspariva da ogni suo movimento. Sarà stata solo la mia impressione, però ero convinto che i due incontri avessero davvero prodotto qualche cosa nel suo cervello, il quale aveva quindi ordinato al naso di alzare la guardia al sentore quel particolare effluvio e di comunicarne subito il rilevamento alla “centrale”.
Caccia vissuta: la Fanciulla e il Folletto
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