In effetti la stagione venatoria non partì bene per i “Re del Bosco”, anzi molte furono le giornate che non andarono per il verso giusto, molte le arrabbiature, ma ancora di più le ripartenze; la voglia era tanta, troppa la fiducia verso il futuro; col passare delle giornate di caccia lo zoccolo duro della squadra si rafforzò sempre di più, si aggiunsero altri componenti, altri se ne andarono, ma noi “cacciatori duri” tirammo diritti come un treno, contro tutte le avversità.
Dalla nostra avevamo la gioventù, ma soprattutto l’eperienza di cacciatori come Vicenzino, Masciu Totu, Peppino, che mai ci scoraggiarono, anzi pronunciarono sempre una parola da portare come esempio ai posteri.
Ma la stagione venatoria non era ancora finita, quando il bel giorno la fortuna ci sorrise, come al solito dopo aver trovato le fatte dei cinghiali, ci sistemammo e partimmo, alla sciolta dei cani una scrofa partì, quatta quatta e si rese quasi invisibile alle poste , come solo i cinghiali sanno fare.
In mezzo alla forra però rimase un bel verro, non molto grande ma ben piazzato; diede filo da torcere ai cani e ai canai.
Però si sa, col tempo l’esperienza si acquisisce, per questo Nino seppe portare la partita dalla propria parte, e dopo circa mezz’ora di lotte il nostro capace caposquadra riuscì a far saltare fuori la bestia. Tuttavia, altruista come pochi, nonostante avesse potuto sparargli lasciò il cinghiale andare verso le poste. In una di queste, per l’occasione, si era piazzato Enzo che non esitò due volte, lo puntò in fronte e non gli lasciò scampo. Secco.
Finalmente andammo a battezzo, indescrivibile la gioia in tutti noi, inimmaginabile fino a quel momento per Enzo l’emozione di far proprio un cinghiale, ma soprattutto grande fu la festa che ci riservò Massimo Marino, il nostro speciale capo.
E festa fu: fino a notte inoltrata festeggiammo, mangiammo, bevemmo e ballammo, ci unimmo ancor di più; altro che Attak, perché un cinghiale abbattuto ha un effetto che solo chi pratica questa meravigliosa caccia sa capire.