Ecco che lo Hungarian Pin di Spyderco, già di per sé un coltello di qualità al pari della produzione della Casa di Golden, Colorado, acquista un fascino speciale. Non è un coltello da scanno, come potrebbe essere quello di Pattada, né un’arma. Per quell’eventuale uso c’era una lungo coltello, o una corta daga, sul genere della sarda “sa leppa” oppure la frusta, che si maneggiava con estrema perizia. Il coltello chiudibile ungherese ha la punta ma non è fatto per l’uso di punta, anche perché la lama fa un angolo con il manico tale che se l’attrezzo fosse usato di punta la chiuderebbe sulle dita del proprietario. Era un coltello molto semplice, della tipologia a due chiodi, con testine di metallo perché l’uso era quotidiano e assiduo e la lama non doveva diventare malferma. Non esisteva il blocco della lama in apertura. Chi usa il coltello tutti i giorni sa come servirsene e non ne ha bisogno; un coltellinaio americano sosteneva addirittura che chi non si fida ad usare un coltello senza blocco della lama non dovrebbe averne uno. Qui il blocco è stato aggiunto perché il mercato lo chiede; solo per certi mercati specifici si fanno coltelli senza blocco e magari che richiedano le due mani per l’apertura. Le leggi variano da nazione a nazione; ma generalmente un coltello senza blocco non incontra il favore del pubblico. Il problema era quello di non snaturare l’oggetto, per cui è stato adottato un liner lock che ad attrezzo chiuso diventa invisibile. Già che c’erano, lo hanno fatto robusto, perché un coltello da lavoro necessariamente, oltre all’uso intenso, si trova ad affrontare piccoli abusi.
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