Era il 1974 quando per la prima volta Masciu Totu si imbattè nel suo primo cinghiale, incontro fatale, primo di una lunghissima serie.
Quarant’ anni sono passati da quel giorno ed oggi si ritrova ancora a solcare i viottoli dell’Aspromonte, gli irti versanti, la stessa passione e la stessa attenzione ai particolari, ad ogni minimo rumore, e l’occhio agli spostamenti dei canai, all’abbaio dei cani.
Ogni fine settimana insieme alla squadra “i re del bosco”, mai nome fu più azzeccato, e’ presente all’appuntamento dell’alba, insieme ai suoi giovani allievi, ormai divenuti maestri .
Come sempre, destinazione Aspromonte: fin dove e’ possibile, visto che il territorio cacciabile e’ ridotto al minimo dalla presenza molto ingombrante del parco.
Dopo aver tracciato e stabilito dove si trovano le bestie nere , ci si appresta ad occupare i posti, i più gambini, coloro i quali hanno più gamba degli altri , partono per le poste lontane, gli altri si sistemano in quelle rimanenti. Masciu Totu, non si tira indietro arriva alla sua e si sistema .
Conosce quei posti a menadito, si piazza nel punto migliore e aspetta.
Pronti, via! La sciolta dei primi cani dà qualche segnale di presenza dell’irsuto, ma la battuta non è delle più facili, ne per i cani, ne per i canettieri. I minuti passano e la canizza si fa più insistente, poi il fermo.
I cani abbaiano a fermo.
Il cinghiale non ne vuole sapere di uscire dal suo covo, un’ora interminabile, lunghissima, sembra non passare mai, l’adrenalina a mille , il sangue bolle. Masciu Totu , fermo ad ascoltare; ne ha passate di cotte e di crude, la sua passione e’ ormai forgiata dalle mille avventure passate.
Cinghiale: gli anni passano la passione e la classe restano. Ritratto di un cinghialaio d’Aspromonte…
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