Naturalmente chi sostiene l’innaturalità dell’utilizzo del Pointer sul fagiano, pur ovviamente accettandolo, ha le sue buone , anzi ottime ragioni.
Tralasciando il giudizio di coloro che parlano per sentito dire, o per presunzione, poiché un vero pointer al lavoro non l’hanno mai visto, bisogna tuttavia ammettere che esistono gli estremi per preferire altre razze , anche se spesso tutto è riconducibile alla sfera caratteriale dell’utilizzatore. Comunque qualche ragione tecnico-cinofila seria c’è, ed è giusto prenderla in considerazione.
Innanzitutto il pointer è un cane estremamente nevrile. Questo significa che si potrà allontanare dalla portata del cacciatore inseguendo la sua brama di selvatico, e che potrà mostrarsi sordo anche ai richiami più disperati. Ne consegue che in tali condizioni si potrebbe rischiare di passare la maggior parte del tempo a dar la caccia al cane, invece che al fagiano. Poi, specie i maschi , possono talvolta mostrare una punta d’intolleranza verso i propri simili in percentuale più elevata rispetto ad altre razze. E’ chiaro che il pointer ha bisogno di mano esperta, non è, ne potrebbe essere un cane per neofiti. So che quest’affermazione potrebbe provocare un diluvio di contestazioni, ma è così . Il pointer può insegnare ad andare a caccia, ma, diciamo così, partendo da un grado avanzato. E’ come un professore universitario: insegna sì, ma solo a chi ha già fatto le scuole superiori. Il perché ed il percome di questo sarebbe troppo lungo da spiegare in questa sede. Ma chi a caccia ci và davvero troverà intuitiva la risposta. Dunque, soprattutto se si vuol godere appieno delle sue qualità, non è cane da utilizzo immediato, tale da poter essere condotto senza un’opportuna seria educazione, sua e nostra. D’altronde, potremmo immaginare una Ferrari con il volante che fa gioco, o condotta da un ragazzo neopatentato?
Circa la ferma granitica, occorre dire che questa dote magnifica può trasformarsi sul fagiano in un’arma a doppio taglio. Il gallinaceo può pedinare, e la sua velocità di marcia può essere superiore alla capacità del cane di avvertire la progressiva diminuzione dell’intensità
dell’usta, non essendo purtroppo le due cose direttamente proporzionali. La conseguenza è che quando l’ausiliare ha realizzato la situazione, il selvatico può trovarsi a svariate decine di metri da noi rendendosi irreperibile o frullando a distanze impossibili. Altro problema: la percentuale più elevata , rispetto ad altre razze , di soggetti che non vanno d’accordo con l’acqua fonda. Nel senso che non sanno nuotare. Sembra incredibile, tutti i cani nuotano, mi si dirà: vero, ma un conto è nuotare lavorando, un altro conto è annaspare per salvarsi la pelle.
Il resto invece sono sciocchezze : la leggenda del pelo corto che gli impedirebbe di avere ragione dei forteti, la debolezza eccessiva nei confronti del gelo , lo scarso senso del riporto ed altre castronerie del genere, sono spesso solo il frutto di ..leggende di campagna!
Al fagiano col pointer: la sfida impossibile…
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