Alcuni anni fa, al mattino dell’apertura, mi avviai che era ancora buio verso un campo di medica trecento metri dietro casa mia, il quale naturalmente era già ampiamente presidiato da un gruppo di colleghi in assetto da “battaglia”, i quali vedendomi arrivare, decisero di dare inizio alla cacciata sguinzagliando un paio di cani, imitati dopo qualche attimo da altri tre o quattro consimili appartenenti tutti allo stesso gruppone armato. Si trattava perlopiù di bretons, qualche setter
e, mi sembra di ricordare, un kurzhaar marrone. Avanzando verso il medicaio continuavo a tenere al guinzaglio il cane, che diventava ad ogni passo più fremente, come un purosangue quando è consapevole di avviarsi alle gabbie di partenza. Era Atreo della Rivazza, pointer di taglia imponente, scultorea bellezza, grandissime doti venatorie ma soprattutto dotato di un equilibrio assolutamente fuori dal normale. Quest’ultima infatti era la caratteristica che più aveva pesato nella scelta di portare lui e non altri validi soggetti, quel caldo mattino di settembre. L’eterogeneo “commando” di cani e cacciatori aveva cominciato dal fondo del campo e veniva verso di me perlustrando ogni fossetto, e cercando di rovistare fra i rovi di bordura del medicaio . Levarono cinque fagiani, li contai, sparando forse cinquanta cartucce. Nessuno di quei cani fermò bene, anche per l’evidente errore tattico di avanzare con il pur leggerissimo alito di vento alle spalle. Con una punta d’impazienza, sciolsi finalmente Atreo. Il cane percorse qualche metro in avanti, saggiò la direzione del vento e cominciò ad aprire la cerca a destra ed a sinistra volando sulla medica esattamente in direzione di quello scalmanìo di quadrupedi , bipedi e fucilate, indirizzate nel frattempo ad altre due femmine di fagiano che si erano involate dal centro del campo. Francamente ero un po’ preoccupato per l’incolumità del cane e mia, e deluso per il fatto che ero stato battuto sul tempo, e che probabilmente in quella zona non sarebbe presto rimasto più nulla. Atreo lavorava con decisione, mentre il mucchio selvaggio sciamava ora qua ora là riunendosi, diluendosi ancora, venendo avanti e ritornando indietro sui propri passi. Mi videro, e con fare nervoso accelerarono il ritmo di ricerca arrivando quasi fino a me che avanzavo molto lentamente, seguendo le aperture del pointer . Un maschio si levò pesticciato dal lato opposto a dove Atreo stava battendo, ed altre venti o trenta fucilate gli servirono il buongiorno in uno spiumìo multicolore ed innescando l’accorrimento contemporaneo della “muta”al completo.
« Pag 1 | Pag 3 »