Quando un orso attacca un uomo, indubbiamente fa parlare di sè. Tale sorte è toccata a Daniza, l’orsa che il giorno di ferragosto ha attaccato, ferendolo, un cercatore di funghi del Trentino. A seguito di ciò, il Presidente della Provincia autonoma di Trento, o chi per lui, ha immediatamente disposto la cattura ed il trasferimento in una zona diversa.
Ebbene, s’è aperto il cielo.
Animalisti scatenati, Enpa putifereggiante, manifestazioni di piazza e solonesche disquisizioni sul diritto dell’orsa di difendere il suo territorio e soprattutto di nutrire i suoi piccoli, stanno tuttora tenendo banco sulle principali testate cartacee e televisive. Adesso Daniza, i cui tentativi di cattura sono stati finora inutili, ha distrutto un alveare con oltre quaranta arnie e si sta rendendo protagonista di un dibattito ( chiamiamolo così) che va ben oltre il “casus” in sè.
Tuttavia, se anche volessimo accettare la visione disneyana degli “animalisti”, e pur riconoscendo a Daniza il sacrosanto diritto di predare, in quanto predisposta in tale ruolo da madre Natura, una domandina, come diceva quello della tv, sorgerebbe comunque spontanea: e se al posto del fungaiolo aggredito ci fosse stato un bambino, magari figlio di uno dei tanti indignati amici dell’orsa, quanti di questi lo sarebbero ancora?