Ricordo un’apertura di molti anni fa, triste e scura, anzi addirittura così buia e piovosa che i primi colpi li udii che erano quasi le otto. Avevo con me una indimenticabile pointerina bianconera, chiamata
Denny: eccentrica, un po’ paurosa, capricciosa e astutissima, nonché dotata, a mio avviso, di sicuri poteri paranormali e di intelligenza umana. Anzi, a pensarci bene, certamente superiore a quella di molta gente a due gambe. Quel mattino, nonostante il buio, ci inerpicammo entrambi su per un poggio, e mentre io imprecavo contro le condizioni atmosferiche da tregenda, la cagnina si dava da fare per cercare qualche fagiano, come quelli che nei giorni precedenti avevamo visto zampettare in buon numero.
Battemmo ogni angolo dei campi. Ogni fossetto, ovviamente allagato, ogni campitura, ogni siepe. Niente. Un niente devastante: nemmeno un merlo a schizzare, per tacere delle quaglie che parevano inghiottite dalla terra. Il giorno tardava ad arrivare, e fino ad allora avevo udito solo due colpi. Due, contati, e francamente non osavo immaginare a cosa avessero tirato, con quel buio. Ad un certo punto Denny intuì qualcosa, ruppe i suoi lacet più o meno regolari, e si diresse a passo di corsa verso la cima di una collinetta su cui si trovava un boschetto di acacie. Il boschetto era piccolo, una cinquantina di alberi, pulito, e non molto distante da una casa abitata. La seguii, mentre una pallida luce cominciava farsi strada fra le nubi, ed arrivati vicino al gruppo di piante notai che la pointer iniziava a compiere accertamenti e testa coda, rivolgendo il suo naso per lo più verso l’alto. Entrai nel boschetto, ed in quel momento un grido
terrificante ad un palmo dalla mia testa ruppe la monotonia della pioggia, La sagoma scura di un grosso maschio passò a non più di un metro da me, tuffandosi verso i piedi della collina. Tirai le due botte, e lo mancai clamorosamente. Ancora sotto shock, udìi vicinissimo un fruscìo di ali e piume ,e mi girai appena in tempo per vedere una femmina che prendeva il volo velocemente, anche lei verso il basso, mentre io rimanevo a guardarla allontanarsi con l’inutile fucile scarico tra le mani. In uno stato quasi allucinatorio, mi apprestai a ricaricare. D’improvviso sentii un gran fracasso di frasche, soffi, sbattiti d’ali e vortici di piume : mi girai nella direzione dei rumori brandendo l’arma bellicosamente, e fra gli alberi appena accarezzati dalla prima, incerta luce, vidi arrivare
Denny con una femmina che si dibatteva schiamazzando tra i suoi denti.
Aveva teso un agguato ad una delle fagiane appollaiate, e l’aveva ghermita come avrebbe fatto una volpe. Lei aveva capito prima di me e di molti altri , dove in quel buio mattino d’apertura si nascondevano i fagiani, e probabilmente, notando la mia inettitudine nel catturarli, pensò bene di porvi rimedio…
Apertura al fagiano: l’amato pollo….
CopertinaCondividi:





