Il cane da “gara”, come scioccamente viene chiamato il soggetto dotato di qualità agonistiche interessanti, può non servire a molto. O meglio, potrebbe servire battendo zone ampie e regolari fino a quando il sole non diventa incandescente.
Da allora in avanti bisogna che il cane duttilmente si adatti a restringere la cerca e mortifichi il suo orgoglio di “divoratore” di terreno, per obbedire al comando di entrare in posti che lui non si sognerebbe mai nemmeno di considerare; faccia prevalere il senso del selvatico e della situazione, su quello della ricerca classica e un po’
geometrizzata che ha imparato e che sa mettere in pratica bene. Tutto questo, il grande agonista sarà incline a non farlo. Allora, qualcuno dirà, il cane bravo sui fagiani è un cane da poco, un canetto da pagliaio? No: un “canetto da pagliaio” starà bene nel pagliaio, non a caccia. Noi avremo bisogno di un cane atletico, dai nervi saldi, dal buon naso e dal buon cervello, e fornito di un congruo addestramento di base. Atletico, perché l’apertura è un giorno particolare in cui si possono prevedere anche molte ore di caccia, spesso sotto un sole impietoso, e perché il fagiano può rifugiarsi in macchioni impenetrabili, o costringere il cane a “inseguimenti ” di notevole portata, nonché a recuperi onerosi , alle volte anche dall’acqua. I nervi saldi, sintomo di carattere equilibrato, sono necessari sempre ma il giorno dell’apertura lo sono in modo particolare data la tale “ressa” di cani , cacciatori, spari , frulli , grida e fischi. All’apertura il cane equilibrato si rivelerà un asso nella manica. Il buon naso và da sé, ma deve anche essere collegato al buon cervello, per consentirgli di adattarsi, di capire le situazioni , di discernere un sito vuoto da uno pieno, di accettare gli ordini che gli vengono impartiti.
Apertura al fagiano: l’amato pollo….
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