Non trascurare neanche un metro utile, non dare mai nulla per scontato. Saranno pochissime le possibilità che una decisa emanazione fluttuante nell’aria possa da parte del cane essere ricollegata al selvatico, producendo una plastica ferma, per il semplice fatto che le emanazioni a quell’ora non vagheranno per i campi come al mattino. E battendo un fosso posto a divisione fra due campi si scelga sempre, avendone la possibilità, di posizionarsi su quello più alto. Se il cane, con la generosità di cui solo gli animali sono capaci, scende nel fossone spinoso e comincia a batterlo, lo si segua
prestando attenzione ad ogni rumore: il fagiano potrà frullare da un momento all’altro, magari a grande distanza da noi. Ricordiamoci che il gallinaceo è dotato di un’ottima vista, che mentre noi non lo vediamo lui ci vede, e che prima di innalzarsi in volo perché incalzato dal cane, lui controllerà dove siamo ed abbandonerà il folto, mettendo tra sé e noi tutto il verde che potrà. Questo è uno dei motivi per cui sul fagiano sarebbe sempre consigliabile andare quantomeno in coppia. Teniamo presente che di solito questo selvatico tende ad abbandonare il suo sito lanciandosi, se può, verso il basso, oppure verso un canale, un macchione o un campo coltivato ad esempio a mais. In sostanza andrà sempre verso ciò che potrebbe offrirgli un riparo. Quasi mai abbandonerà il suo roveto protettore per planare in un campo di erba medica o di pomodori
« Pag 3 | Pag 5 »







