Quali sono le tue origini di cinofilo?
“Diciamo che probabilmente la mia passione per il cane è nata con me, come spesso accade, perché queste son
“malattie” che ci si nasce, però l’episodio che ha rotto gli argini è stato quando la mia fidanzata, dopo divenuta mia moglie, mi regalò un cucciolo di setter inglese, anzi, una cucciola per la precisione. Erano gli anni settanta, ed entrambi eravamo poco più che adolescenti. Lei, sapendo di farmi piacere, comprò la cagnina, per una cifra all’epoca non indifferente, da un noto allevatore della provincia d’Arezzo, Vivaldo Peruzzi, titolare dell’affisso della Gigliola. Fu quel regalo, quella piccola cucciola biancopezzata, che cambiò la mia vita e modificò il mio destino. Pur tra tante difficoltà, mi dedicai con tutta l’anima a crescerla, ad addestrarla e ad educarla, ma presto mi resi conto che da solo non ce l’avrei mai fatta. Allora tornai dal Peruzzi, per chiedergli consiglio e illuminazione e lui fu per me il primo, indimenticabile mentore. Passavo pomeriggi interi con lui, aiutandolo a rigovernare i cani, osservandolo quando addestrava, chiedendo con educazione e ascoltando con umiltà, senza mai parlare troppo ma stando sempre attento a carpire ogni suo
prezioso insegnamento.
Insieme, ogni tanto ci recavamo da un altro maestro, più grande di Peruzzi, che viveva in una paese vicino, sempre nella mia Valdichiana. Era Ennio Dehò, un nome la cui importanza è ben nota a chi è nella cinofilia. Dehò fu, diciamo così, un passo in avanti nella mia formazione cinofila, una sorta di “Master”, si direbbe in linguaggio accademico, e da lui ho appreso molte delle sfumature che ho imparato a riconoscere, soprattutto circa il carattere e la psicologia del cane”
“Cane”, che poi per te significa setter inglese…
“Eh già. Il setter inglese è il mio cane, su questo non ci sono dubbi…”





