La ferma avvenne ad una quarantina di metri da noi dopo un primo stop d’accertamento che ci fece trasalire, spronandoci a raggiungerla. Valine iniziò una
specie di filata fatta di fermate, accertamenti con il naso in alto per cogliere un indizio, trotterelli di poche battute, ancora arresti e poi alcuni passi fino alla ferma definitiva. “Faisan…” sibilò Antoine, e strinse il fucile avvicinandosi alla sua bracca blu, seguito da me con gli occhi fissi sulla cagna. Valine iniziò a rompere la ferma, fece ancora due passi e un istante dopo, dieci metri più avanti si alzò un maschio di fagiano gridando come un diavolo. Il bel tiro e la spettacolare caduta del fagiano provocarono l’immediato accorrimento della bracca che lo afferrò a piena bocca e, accompagnata dal perentorio quanto inutile comando del padrone, lo riportò scodinzolando freneticamente. La cagna fu perfetta, anche e soprattutto nell’intuire prontamente, con una prova d’olfatto magistrale, la mossa del fagiano di iniziare la pedinata. Se non si fosse mossa, rimanendo ancorata ad una traccia olfattiva non più direttamente connessa all’animale, in un bosco di quel genere l’avremmo sicuramente perduto.
Beccacce non ne trovammo, e non ne trovò neanche l’altro “equipage”. Però,
percorrendo in senso opposto le zone aperte della valle, Valine fermò una lepre in modo davvero spettacolare, avventandone a distanza il covo e dirigendovisi al trotto celere con la bella testa proiettata in avanti. Poi, rallentò fino al passo e fermò a qualche metro dal covo, mantenendo una ferma solida fino allo schizzo della lepre dopo più di due minuti di guato.
Non ho elementi per sostenere che tutti i bracchi bleu d’Alvernia siano come Valine, o se la cagna fosse sopra la media. Quel che posso dire però, in assoluta sicurezza, è che ho avuto la sensazione di trovarmi davanti ad una razza, fuori da condizionamenti di tipo agonistico, che offre praticità e disponibilità non disgiunte da finezza di naso, eleganza d’esecuzione ed armonia di forme.
E vi assicuro che non è poco.







