Naturalmente però, la base per il successo è la preparazione adeguata, e lui ha perseguito senza compromessi un suo personale modo d’impostarla, basato sulla lettura della psicologia e dei bisogni del cane con cui deve lavorare, cercando di individuare quali sono le cause più profonde di eventuali problemi, e agendo su esse senza la minima coercizione, senza fruste, fischietti o, peggio, collari addestrativi. “L’uomo che sussurra ai cani”, è stato definito rievocando il mito dei leggendari educatori di cavalli, ossia di quegli uomini in grado di farsi comprendere dagli allievi a quattro gambe quasi con la forza del pensiero e della gestualità, rifuggendo il minimo ricorso alla violenza. “Il cane è un essere senziente e intelligente: non c’è alcun bisogno di ricorrere alla forza per farsi comprendere e obbedire da lui. Bisogna solo sforzarsi di leggere nelle pieghe della sua sensibilità e sarà il cane stesso che ci darà le dritte per instaurare il dialogo giusto..”. Sembra fantabiologia, ma i risultati del “mago” maremmano, ben concreti e tangibili, sono lì a dimostrare il contrario.
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