Giammai, amico Dino, potrei sentirmi sconfitto. Amareggiato forse, deluso, o meglio disilluso, ma sempre più sul piede di guerra e pronto, per come posso e so, a difendere l’arte della Caccia finché questa avrà ancora un minimo di nobiltà.
Accade più spesso di quel che non appaia d’imbattersi in persone consumate da un’acrimonia ideologica e pregiudicante; persone intelligenti, come la ragazza di cui parlo nel mio editoriale, dalle quali magari ci si aspetterebbe un minimo di possibilità dialogica e negoziale e che invece colpiscono per un’ottusità insormontabile. Tant’è purtroppo, caro Dino, e non possiamo che prenderne atto. E’ vero, come affermi, che gli eletti sono pochi, e ti capisco quando scrivi di non aver più tempo ne voglia di controbattere queste istanze, ma ti ricordo che tu lo fai comunque, fornendo un esempio prezioso con la tua pratica venatoria corretta e rispettosa,amando il cane come un amico ( so che cinofilo sei) e godendo delle piccole e grandi meraviglie della natura attraverso la dimensione e le dinamiche della caccia. Grazie a te quindi, per il tuo impegno di cacciatore e per la tua integrità di uomo, perché l’esempio, come sempre, vale più di mille parole.
Mario S.