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Sir Winston Churchill e i suoi amati sigari

Bacco e tabacco
5 Febbraio 2014 di Giorgio Bonvini  
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C6Son passati 50 anni dalla morte di Winston Churchill. Nato nello Oxfordshire il 30 Novembre 1874, i suoi genitori provenivano da due ambienti molto diversi tra loro: lord Randolph Churchill, il padre, apparteneva alla migliore aristocrazia britannica, mentre la madre, Jenny Jerome, era figlia del proprietario del New York Times. Ai funerali di Churchill nel gennaio del 1965, celebrati con i massimi onori a Londra, partecipò anche la Regina. Le dita a indicare la V di vittoria, e l’immancabile sigaro stretto tra le labbra sono le due immagini classiche che a tutti noi sovvengono quando si parla di questo incredibile personaggio. Fu durante l’occupazione spagnola di Cuba, che Winston Churchill, in missione diplomatica, scoprì per la prima volta gli habanos, dai quali non si separerà mai più. Leggenda vuole che nella sua residenza inglese di campagna, nel Kent, tenesse abitualmente una scorta di oltre tremila sigari, in una stanza accanto allo studio privato, contenutiC3 rigorosamente nelle confezioni originali, in scaffali diversi, in base alle dimensioni. Fumava soprattutto “Romeo y Julieta”, nel formato che poi avrebbe preso abitualmente il suo nome, ma non disdegnava nemmeno un sigaro di casa Dunhill “El trovador selection nr.60”.
Per settant’anni, spese in tabacco una fortuna. Il suo cameriere personale Roy Howells, nel libro “Simply Churchill”, si lamentò: “In due giorni Churchill fumava l’equivalente del mio stipendio settimanale”. Churchill non si separava mai dai sigari: prima delle lunghe trasferte si assicurava sempre di averne in valigia una scorta sufficiente. Quand’era primo ministro, durante la Seconda Guerra Mondiale, prima di salire a bordo di un aereo con la cabina pressurizzata, chiese di farsi confezionare una maschera d’ossigeno speciale con un foro. Il giorno dopo poté viaggiare a 5mila metri da terra, continuando a fumarsi candidamente i suoi sigari. Quando Londra, durante la battaglia d’Inghilterra, fu sottoposta ai violenti bombardamenti da parte della Luftwaffe, Churchill non temette per la propria vita, ma per i suoi sigari che erano custoditi presso il negozio Dunhill. Proprio durante un raid aereo, una bomba centrò in pieno il negozio. Alle due di notte, dopo aver constatato i danni, il direttore telefonò immediatamente a Churchill e gli disse le C2testuali parole: “I vostri sigari sono in salvo, Sir”. Nel febbraio del 1945 Churchill fu ospitato a colazione dal re saudita Ibn Sa’ud. Nelle memorie di Churchill è scritto: “Nacque un problema. Poco prima della colazione mi era stato detto che non era permesso bere o fumare in presenza di Sua Altezza Reale. Dissi allora all’interprete: se la religione di Sua Maestà gli proibisce di fumare o bere alcol, allora sono costretto ad aggiungere che le mie regole di vita prescrivono la regola assolutamente sacra di fumare sigari e bere alcol prima, dopo e possibilmente anche negli intervalli tra una pietanza e l’altra. Il re saudita accettò senza batter ciglio”. Un giorno il Maresciallo Montgomery ebbe a dire: “Io non bevo, non fumo e dormo molto. Per questo sono sempre al 100%”. Churchill prontamenteC4 rispose: “Io invece bevo molto, dormo poco e fumo un sigaro dopo l’altro. Per questo sono in forma al 200%!”. Churchill fumava 8-10 sigari al giorno. Centinaia i tagliasigari ricevuti in regalo, ma non li usava quasi mai. Preferiva inumidire la testa del sigaro per poi fare un buco con lunghissimi fiammiferi di legno che si era fatto importare in grandi quantità dal Canada. Il suo portacenere preferito era invece d’argento, a forma di pagoda, con una piccola scanalatura in cima per appoggiare il sigaro. Spesso però Churchill la cenere se la faceva cadere anche addosso, e spesso si bruciava anche i vestiti: “i completi di Winston – scrisse Howells – erano sempre a riparare dal sarto per tutti quei buchi da sigaro che si faceva mentre era assorto a leggere. Sua moglie Clementine gli aveva persino disegnato una pettorina che gli faceva mettere a letto, per impedirgli di bruciarsi il pigiama di seta”.

 Il forte legame tra Churchill e i sigari cubani di grosse dimensioni, è stato recentemente confermato anche dal prezzo record raggiunto da un mozzicone, battuto a Londra dalla casa d’aste Key. La sua storia inizia il 22 agosto del 1942 quando al premier britannico arrivò la notizia che i nazisti erano riusciti a entrare a Leningrado. Appoggiò il suo voluminoso «La Coruña», lungo ancora 9,5 centimetri, e si precipitò a incontrare i suoi ministri in una delicata riunione di gabinetto. “Era estremamente raro che C5Churchill non finisse il suo sigaro – ha detto Andrew Bullock, esperto della casa d’aste Keys – quindi qualcosa di veramente urgente doveva aver richiesto la sua presenza nella stanza in cui si riuniva il governo”. La donna delle pulizie lo raccolse e lo inviò come cimelio all’amico Jack, accompagnandolo con una piccola nota: “Un piccolo souvenir in modo che nel futuro tu possa ricordare uno dei più grandi uomini che vissero in Inghilterra”. Alla morte di Jack, nel 1987, il sigaro passò alla figlia che l’ha conservato per altri 23 anni. E a fine gennaio del 2010 il mozzicone è finito all’asta, base di vendita 300 sterline. Ma di rilancio in rilancio l’offerta finale è arrivata a 4.500, pari appunto a circa 5mila euro. Aggiudicato!

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