Piange, deperisce, e qualche volta muore. Segue il destino di altri bambini come lui: non tutti, ma tanti. Tanti perché anche due o tre casi sono un’enormità trattandosi della più grande risorsa che abbiamo, ovvero i nostri figli, il nostro futuro. Mi direte: tanti bambini muoiono così in tutto il mondo. La fame e le malattie sono demoni perfidi sempre pronti a colpire. Vero, ma in questo caso non si tratta di bambini nati nelle favelas sudamericane o in qualche capanna africana, bensì di piccoli venuti al mondo in paesi dove addirittura c’è il problema opposto, quello dell’ipernutrizione. Italia compresa.
Sono i bambini sacrificati all’altare del dio Vegan, una divinità fascinosa ma crudele, che può ottundere le menti più fini e disorientare gli spiriti più evoluti. Non si tratta però di una setta segreta o di una loggia deviata, bensì della “filosofia vegana”, quella per cui è sacrilegio cibarsi di tutto ciò che proviene dal regno animale. Ebbene, se ogni persona responsabile è libera di nutrirsi come crede e pagarne le conseguenze o goderne i benefici, il problema sorge quando invece sono esseri indifesi a dover subire certe scelte. E così, in barba alle più elementari norme della ricerca nutrizionale, qualcuno di questi genitori impone alla propria creatura lo stesso tipo di atteggiamento provocandone, in qualche caso disgraziato, addirittura la morte. Purtroppo, questo genere di filosofia, ormai talmente accettato e inglobato nel disgustoso polpettone politically correct ovunque imperante, vuole porsi come via maestra di una presunta new age del rapporto fra esseri viventi, tanto da costringere ormai molti ristoranti a dotarsi di menù vegani per non essere dequalificati dall’occhiuto e orecchiuto dio che tutto vede. E allora, ecco che affermare di cibarsi di selvaggina pubblicamente è diventato quasi uno scandalo, dimenticando che si tratta della carne più sana e naturale; mangiare la fiorentina fa male, sottacendo come faccia più male non mangiarne mai; la mortadella fa venire il cancro, omettendo di dire che forse potrebbe provocarlo se ne ingurgiti almeno mezzo chilo al giorno tutti i giorni; ed ecco che i piccioni, ancorché d’allevamento non possono essere nemmeno proposti nelle onnipresenti trasmissioni di cucina perché c’è il rischio, per il rinomato chef di turno, di beccare perfino una denuncia. Per cosa? Non si sa. Ciò che si sa, è che la stucchevole e contronatura propaganda vegana è diventata ormai la nuova religione, ben lontana però dalla sacra oscurità delle catacombe e inondata invece dalla finta luce di un dio talmente crudele da accettare in sacrificio perfino i bambini.
Il dio Vegan
Il nido del falcoCondividi:





