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Cinghiali e “lingerie”…

Il nido del falco
7 Maggio 2014 di Mario Sapia
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Alcune settimane fa mi trovavo ad una cena a casa di amici. Di fronte a me, sedeva una giovane donna con gli occhi azzurri ed i capelli di una magnifica tonalità di oro caldo. Era una studentessa di fisica, e dal modo con cui affrontava i vari argomenti si capiva bene che era molto informata, intelligente e con le idee chiare su molte cose. Le versai del rosso toscano, gustammo gli antipasti di salumi e mozzarelline di bufala e tra una forchettata e l’altra di un’amatriciana fumante e saporosa a regola d’arte, trovammo il tempo chiacchierare di politica, di cinema e di musica fino all’arrivo del piatto forte. Il padrone di casa annunciò orgoglioso: “ E’ una sorpresa! Viene direttamente dalla maremma ed è stato preparato secondo una ricetta tradizionale proprio di quella zona ..”. Disteso su un vassoio di mezzo metro, la cameriera portava uno spezzatino di cinghiale vestito da un sugo vellutato che avrebbe indotto al peccato di gola anche un asceta. Coro di esclamazioni, qualche accenno di battimani,  e occhi puntati su quella profumata leccornia che adesso troneggiava al centro del tavolo. Carlotta invece, così si chiamava la giovane dirimpettaia dai capelli di rame e dalla mente sagace, guardò la pietanza con aria nauseata. “Che succede Carlotta?”, le chiesi, “..non ti piace il cinghiale?”.

“Non sopporto la caccia, né i cacciatori!”, sibilò verde come un ramarro.

“Ah..capisco…Ma scusa, ho visto che hai mangiato con gusto tutti i salumi dell’antipasto: anche quelli sono fatti di carne d’animale..”.

“Ma sono animali d’allevamento! Sono nati per essere uccisi, mentre invece i cacciatori ammazzano gli animali selvatici, liberi nella natura!”

“E beh, certo…sennò si chiamerebbero compratori!”, e cercai d’accennare ad un sorriso per aiutare la mediocre battuta e per sventare il dramma.

“E una vergogna! Quelle povere bestie uccise crudelmente a fucilate! I cinghiali poi, vengono massacrati senza pietà. Le mamme sotto gli occhi dei piccoli, mentre i cani li azzannano. Una cosa insopportabile! Che male hanno fatto!?”

A quel punto compresi che l’azione gigionesca e similgalante non era più sufficiente a  porre riparo, e richiamai le note dell’austerità: “Perchè, i vitellini credi che non piangano quando vengono allontanati dalla madre e portati al mattatoio? E i maiali? Secondo te si divertono a diventare salumi? E i polli o i conigli che alleva il nonno e che prendono fiduciosi il cibo dalle sue mani, come pensi si possano sentire quando vengono traditi e uccisi da colui che ritenevano un amico? E l’astice che ti spolpi a ferragosto: sai che bel bagno caldo fa? E la seta delle mutandine che indossate voi donne credi forse che la produca la boutique? I bachi vengono sfruttati fino allo sfinimento e così anche le galline per le uova che servono a fare il cornetto che mangi al bar ogni mattina!”. Tutto d’un fiato: un tiratone che nemmeno Savonarola. Mi guardò con gli occhioni spalancati, poi li strinse in due fessure e mi sparò: “La caccia dovrebbe essere abolita!”

“Ma si può sapere perchè?”.

“Perchè si!”, fu la sua risposta. Non ebbi cuore di mortificarla, anche per non guastare la cena e la serata a tutti gli altri, ma quel “Perchè si!” mi continuò a rimanere in testa per diversi giorni. Se questa è l’argomentazione che adduce contro la caccia una ragazza intelligente, di estrazione e cultura elevata, che parla di scissione dell’atomo e di Beethoven con la disinvoltura con cui dice buonasera, come possiamo sperare di far valere le nostre posizioni, di tramandare i nostri valori,  di far conoscere la nostra cultura ai giovani che serviranno a raccogliere il testimone quando non ci saremo più?

E’ vero, la caccia è sul viale del tramonto. Sempre meno ragazzi vi si avvicinano, sempre più alta diventa l’età media del popolo della dea con l’arco. Tuttavia, la caccia vivrà finché vivrà l’uomo, perché è prevista dalla Natura che l’ha voluta come legge, dunque ineludibile, volenti o no, quanto tutte le altre norme che questa grande Madre ci ha dato da seguire. Per questo dobbiamo ricordare sempre di muoverci all’interno dei suoi dettami senza compromettere la nostra integrità di cacciatori veri; per questo, quando tutto un giorno sarà finito, quando gli alberi e gli animali saranno stati spazzati via per fare  megalopoli proprio da coloro che adesso piagnucolano sul cinghiale azzannato dai cani, noi saremo fra quelli che, da questo mondo o dall’altro, potranno dire con orgoglio “Io non c’entro. Io  ero un cacciatore!”.


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