Houston, ore 6:00. Cinque caffè d’asporto, una playlist infinita e un’idea folle: io, mia sorella e tre amici spagnoli – Pilar, Andrea e Javi – pronti a macinare quasi 1400 chilometri in tre giorni. Obiettivo? Vedere i bisonti nelle Wichita Mountains. “Es una aventura“, dice Pilar sorridendo. Ha ragione, anche se avventura significa sette ore col sedere incollato al sedile.
Il Texas all’alba cambia faccia ogni cento chilometri. Esci da Houston e per un po’ è tutto uguale: autostrada, stazioni di servizio, camion. Poi il paesaggio si apre. Meno cemento, più orizzonte. Quella sensazione precisa che stai andando in un posto dove la gente non capita per caso.
Verso le 11 decidiamo di sostare a Fort Worth. Giusto in tempo per la cattle drive negli Stockyards, un’attrazione turistica dove i cowboys spostano i longhorn in mezzo alla strada due volte al giorno. Turistica finché vuoi, ma quando ti trovi davanti un toro con corna larghe due metri a tre passi da te, l’istinto dice solo “non muoverti”. Andrea continua a ripetere “Dios mio, qué grande“. Ha ragione. Sono giganteschi, eppure camminano placidi tra la folla guidati dai cowboys. C’è qualcosa di surreale nel vedere il vecchio West che resiste in mezzo a negozi di souvenir e turisti in infradito.
Pranzo veloce e si riparte verso Oklahoma. Il paesaggio cambia ancora. Meno città, più Niente. Cartelli rari. Caldo che aumenta. Asfalto che non finisce mai.
pag 2 »







