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l’austerità di cui intendevano rivestirsi i nuovi ecclesiastici, ad abbandonare o comunque a ridurre le tematiche a sfondo religioso per rivolgere la loro attenzione verso altri orizzonti, il più importante dei quali era senza meno il mondo della natura con tutte le sue mille diverse implicazioni. I prezzi si abbassarono, l’opera di un pittore divenne di più facile accesso che non venti o trent’anni prima ed i ritratti di questo o quel personaggio a caccia con i suoi cani oppure a cavallo sulle morbide pianure degli shires, incominciarono a rappresentare una fonte d’ispirazione diffusa e benvoluta da una popolazione che comunque aveva fatto da sempre della ruralità uno stile di vita. Ebbene, proprio su questa scorta storica ed artistica, nella porzione centrale dell’Ottocento assistiamo ad un aumento delle rappresentazioni che vedono unici protagonisti cani, cavalli oppure addirittura animali selvatici: scene di caccia, di vita naturale, rappresentazioni di campioni o soggetti di grande valentìa, prendono a diventare un elemento di grande caratterizzazione dell’anima espressiva del Regno d’Albione. Il neoclassicismo, in Gran Bretagna, passa anche attraverso un bel fagiano colorato, una timida grouse oppure un pointer in ferma che si staglia contro un orizzonte di madreperla, mentre il romanticismo può emanare i suoi bagliori soffusi attraverso un magnifico interno in cui magari il nobile cacciatore stanco della fatica riposa accanto ad un camino acceso con i levrieri sdraiati ai suoi piedi.
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