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da sempre fortemente connaturato con la cultura anglosassone poiché il rapporto fra l’uomo e la natura mediato da esseri amici come il cane o il cavallo, è una porzione basilare ed irrinunciabile dell’animo britannico. Difatti, una delle “sceneggiature” artistiche inglesi più universalmente conosciute è senza alcun dubbio la caccia alla volpe, dove la commistione fra l’uomo, il cane ed il cavallo è assoluta, perfetta al punto da costituire una branca a sé stante, un universo parallelo, una specialità ben precisa dal punto di vista soggettistico. Non può sfuggire, allora, una particolarità di fondamentale interesse: dal punto di vista etico-filosofico e dunque sul piano formale e tecnico, l’arte “sporting” britannica ha sviluppato un universo parallelo a quello egemone nel resto d’Europa e pur avendo assorbito le febbrili ansie romantiche o le solenni figurazioni neoclassiche, le ha recepite filtrandole attraverso il crogiolo dei propri secoli e degli eventi del suo passato.
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