I primi “cani di Saint John” vennero importati nel Dorset dal conte di Mamelsbury all’inizio dell’ottocento. Il nobiluomo notò l’eccezionale capacità di memoria e di attitudine al recupero verso la selvaggina abbattuta, e decise d’intraprenderne l’allevamento incrociandoli in aggiunta con spaniel di varia provenienza nonchè setter gordon ed inglesi, al fine di per migliorarne l’istinto di predazione, in verità piuttosto scarso. Dopo di questo, anche altri due grandi sportsmen dell’epoca s’interessarono a quel vivacissimo cane nero: erano il duca di Buccleuch e lord Scott.
Le due grandi famiglie aristocratiche, peraltro strettamente imparentate fra loro, furono quelle che, per così dire, fissarono la razza più o meno come la conosciamo adesso. In particolare il duca redigeva con cura i pedigree dei suoi cani descrivendo di ogni esemplare le caratteristiche di lavoro e di sangue, nonché le potenzialità come riproduttore.
Il grande Stonehenge ci insegna, nel suo “The Dog” che ben presto furono tre le varietà, poi assurte a razze, che si ottennero: il labrador, quello a pelo duro e compatto, ottenuto soprattutto fra cani di Saint John e spaniel; il flat coated, a pelo ondulato e morbido, più elegante nelle fattezze, in cui invece la
quota di sangue estraneo a quella canadese era rappresentata dal setter, ed infine il curly coated, quello col pelo riccio, derivante da incroci con l’Irish water spaniel, lo spaniel irlandese. Il golden retriever invece, ha seguito invece un’altra strada per mano di lord Tweedmouth, il signore del castello di Guisachan, che nel 1868 accoppiò un retriever colore giallo con una spaniel dello stesso colore, appartenente ad una varietà locale poi scomparsa. Successivamente, per l’esattezza sette anni dopo, nella discendenza entrò anche sangue di setter irlandese che aumentò la nevrilità e scurì il colore del manto.
« Pag 4 | Pag 6 »







