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CANI E BECCACCE: L’ANIMA E IL PENNELLO

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12 Giugno 2024 di Mario Sapia
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Se è vero che tutte le razze da ferma possono riuscire bene sulla regina del bosco, è altrettanto vero che la “formazione culturale” su questo selvatico non è uguale per tutti. Divertiamoci a delineare qualche cartellino vocazionale, schematizzando in poche battute la filogenesi delle razze da ferma più diffuse in Italia, con riferimento alla beccaccia.
Setter Inglese: il sangue spaniel non è acqua ed è il viatico principale per l’altissima vocazionalità che questa razza esprime sulla regina del bosco. La morfologia fa il resto. Le altre due razze setter, con una percentuale di spaniel inferiore rispetto al cugino inglese, sentono in proporzione una minore vocazione, pur rimanendo comunque molto alta.
Pointer: geneticamente è il meno adatto. Non tanto per la troppa velocità, ma per il minor grado di adattabilità mentale all’ambiente, retaggio di antiche miscele col sangue di “hounds” inseguitori. La beccaccia non rientra nel suo patrimonio innato. Malgrado ciò, il pointer è sempre il pointer, ovunque e comunque. Basta trattenere le imprecazioni…
Epagneul Breton: è uno spaniel che ferma e questo dice tutto. Perfetto come andatura, sistema di reperimento olfattorio e mentalità.
Spinone italiano: sulla beccaccia rimane il vate indiscusso. La sua formazione razziale lo ha visto impiegato su questa caccia e su quelle palustri come unica ragione di esistenza. Naso sopraffino, andatura moderata, intelligenza eccezionale: se si deve per forza indicare la “razza migliore” per la beccaccia, questa non può che essere lui.
Bracco Italiano: il naso, l’andatura e l’atteggiamento sono eccelso beccacciaio. Geneticamente non ha però un patrimonio formativo specifico, essendosi formato come cane per le cacce nobiliari e non, come lo Spinone, per quelle di margine (ovvero bosco e padule ).
Drahthaar: la beccaccia era l’ultimo selvatico nella mente dei maestri tedeschi che l’hanno pensato e voluto come polivalente ed efficientissima macchina da caccia. Nessuna vocazionalità particolare geneticamente indotta, dunque. Tuttavia, quando gli si affida una consegna, il “sergente di ferro” la porta a termine sempre con inflessibile applicazione, inarrivabile serietà, inesorabile efficienza.
Kurzhaar : è uno degli antenati del drahthaar, da cui il pronipote ha attinto molte delle sue straordinarie caratteristiche. Ha un imprinting genetico sulla beccaccia pari a quello del nostro bracco italiano. Nulla di estremamente specifico quindi, ma tutto di grandemente positivo.
Korthals: è una specie di drahthaar germanico-olandese, più morbido del cugino teutonico, derubato poi dai francesi che però ne hanno valorizzato la percentuale sanguinea vocata alla beccaccia, data da antenati spinoni e langhaar. Vocazione genetica maggiore del kurzhaar.
Altre razze sfornano eccellenti beccacciai: ho visto vizsla e munsterlander eccellere in questa caccia, così come ho avuto modo di cacciare sui Pirenei, una volta, con una bracca francese bleu d’Alvernia di livello indimenticabile.
Ma, come dicono gli inglesi, e come ho tentato di sostenere nell’articolo, ad ognuno “la sua tazza di the!”

 

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