
IL MISTERO DELLE DOPPIE
Alcuni le considerano un fatto certo. Altri non si pronunciano. E poi c’è una minoranza, alla quale appartiene chi scrive, che è convinta che le doppie siano un comportamento esclusivamente invernale, da neve. Infatti è proprio sul bianco elemento che è stato possibile riscontrare l’esistenza delle doppie. Ma sulla neve la lepre ha da sempre adottato un comportamento atipico sotto ogni aspetto .
Cosa sarebbero dunque, queste doppie ? Sono un andirivieni sulle proprie tracce linearmente , in prossimità del covo. Però, a mio avviso, la lepre è un’animale dotato di un buon grado di intelligenza, e dunque per quale motivo dovrebbe ripassare e marcare due volte col proprio odore una traccia lineare, quando ha già messo in atto i suoi grovigli ed i suoi salti laterali? Sarebbe come dire : “questa è la matassa intricata che vi propongo, però, amici miei, questo è il bandolo giusto, io sono qua vicino!” A me, francamente non pare possibile. Ma, diranno i sostenitori, e allora le osservazioni sulla neve ? Le osservazioni sulla neve sono appunto….sulla neve. Su un elemento come questo la traccia che la lepre lascia è principalmente di natura visiva , mentre in tutte le altre condizioni i predatori, uomo e cane compresi, sono costretti a seguire una traccia olfattiva. Dunque, a mio avviso, la deduzione è semplice: non può sfuggire come un raddoppio non possa essere altro che una difesa messa in atto dalla lepre quando la sua traccia è eminentemente visiva. Mentre quando il terreno è in condizioni normali , non v’è alcuna traccia visiva da confondere, ma , al contrario , un ripasso doppio usato in prossimità del covo, fornirebbe una bel cartello segnaletico olfattivo ad ogni predatore degno di questo nome.
Immagino che tutto ciò possa sembrare blasfemo a moltissimi. Tuttavia, onestamente, nella mia personale esperienza non posso dire di aver mai potuto constatare l’esistenza delle famose doppie sui terreni non innevati. Ossia quelli in cui, con l’eccezione della zona alpina, è possibile praticare a rigor di legge, la caccia alla lepre nel nostro paese .
Altro fattore: la temperatura e l’insolazione. Se il caldo è forte e continuo come in settembre, ad esempio, uno dei posti d’elezione , in base alla mia esperienza personale, è il letto dei torrenti asciutti ma erbosi che si aprono fra le colline boscate. Qui la lepre trova buon riparo e pastura abbondante, ed inoltre può godere del continuo canale d’aria fresca che scorre naturalmente in tutti i letti dei fiumi. Ma potremo trovarla anche fra i rovi vicino un canale, o nei frutteti , preferibilmente sotto le piante più esterne, più raramente all’interno. La scelta di un covo infatti, deriva da tutta una serie di considerazioni di ordine strategico. E l’arma più potente di cui dispone la lepre rimane invariabilmente la corsa: un’orecchiona che si rispetti sceglierà sempre una rimessa dalla quale può prevedere un facile defilamento, necessitando di una sorta di rampa di lancio, di una corsia di accellerazione dalla quale, all’occorrenza, prendere velocità immediatamente. Costretta a scegliere preferirà sempre imboccare un terreno zolloso e nudo, piuttosto che una distesa di alte erbe di pianura che non può dominare appieno, nè al covo né, tantomeno, nella corsa. Dunque occhio anche agli elementi paesaggistici e naturali che potrebbero sussistere intorno alla zona che noi presumiamo sia quella della rimessa: per esempio se il frutteto fresco è circondato da campi erbosi su tre lati, e da un campo arato sul quarto, proviamo a cercarla fra le piante davanti al coltrato; se c’è, sarà lì. In sostanza, se mancheranno le caratteristiche strategiche del sito che stiamo battendo, la lepre non la troveremo. Con buona pace di tutte le deduzioni e le regole, scritte e non scritte, di questo mondo.
Con l’avanzare della stagione autunnale invece, il solicello ristoratore sarà ricercato. Ed allora potremo avere migliori possibilità di trovarla tra le zolle basse, sulle pietraie, fra le colture di ortaggi ,ed in generale in posti scoperti . Da evitare quindi i boschi con sottobosco fitto, particolarmente se esposti a settentrione, o i greti dei fiumi, ancorché siano molto sporchi di rovi o canniccio. Ma se la brina comincia ad essere intensa, come a novembre, battiamo le siepi: pare che le lepri le considerino molto protettive.
Dunque ecco un’altra linea-guida: quando sarà caldo la lepre preferirà il fresco, indipendentemente dalla presenza dell’acqua, mentre con l’irrigidirsi della stagione i posti più soleggiati saranno quelli eletti.
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