“Bellezza è verità, verità è bellezza, questo solo sulla Terra sapete, ed è quanto basta”: il famoso verso di John Keats, emblema di una delle più elevate espressioni della poesia romantica, celebra quella bellezza capace di avvolgere il cuore e di schiudere la mente, di innalzare lo spirito e di rendere tangibile l’Assoluto, di accostare alla verità e di far percepire il sublime.
Ci sono luoghi che si nutrono di questa bellezza, diventandone, al contempo, imprescindibili custodi. Il territorio dei monti Nebrodi, che è parte dell’Appennino Siculo, è uno di questi luoghi: figlio di una Sicilia che, magari, non ti aspetti, culla di una ricchissima biodiversità, si snoda tra ampie vallate, dolci declivi e picchi rocciosi dove signoreggiano le aquile e osano i grifoni.
A preservare le molteplici sfaccettature di questo lembo di terra, che gli Arabi definirono “un’Isola nell’Isola”, è stata, nel 1993, l’istituzione del Parco Regionale dei Nebrodi che, attualmente, comprende 24 comuni (19 in provincia di Messina, 3 in provincia di Catania, 2 in provincia di Enna).
Sui Nebrodi è impossibile non rimanere ammaliati dal tripudio della natura, che si veste delle forme e dei colori della macchia mediterranea, si ammanta del fascino delle robuste querce e delle grandi faggete, si illumina del luccichio degli spazi lacustri d’alta quota, si inebria dell’intenso profumo del sottobosco. A tratti, la fusione tra cielo e terra pare voler aprire una finestra sull’infinito e regala allo sguardo la visione di ampi spazi verdi, l’incanto delle Isole Eolie all’orizzonte, la maestà de “l’Etna nevoso, colonna del cielo d’acuto gelo perenne nutrice” (Pindaro).
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