A marzo venne messo in chiusa, e quando si aprì la nuova stagione di caccia Ciuffino poté finalmente vedere di nuovo la luce ed il volto del suo piccolo amico umano. Il piccolo mucchietto piumoso appariva ora completamente trasformato: il ciuffettino era nero e lucido, le ali splendenti e la giacchetta si presentava di un meraviglioso colore vermiglio. Ma il bello doveva ancora arrivare. Attaccata che fu la sua gabbietta ad un albero, Ciuffino innalzò il becco, contrasse il petto e cominciò a gorgheggiare a torrente. Il padre di Marco trasalì e socchiuse la bocca, bianco in volto. Fissava il fringuello con gli occhi spalancati: non aveva mai udito una simile voce, più sontuosa di qualsiasi altro uccello da richiamo lui avesse mai avuto. Sovrastava il resto della batteria con tale potente sonorità e raffinata eleganza da lasciare increduli che tutto quel ben di Dio potesse provenire da un animaletto così piccolo. Quell’anno, inutile dirlo, i fringuelli vennero catturati a centinaia ed in breve in tutta la zona si diffuse la notizia dello straordinario Ciuffino e del piccolo Marco, che lo aveva salvato ed aiutato a diventare il superbo tenore che adesso era. Però, si sa, le cose buone durano sempre poco, o se durano vengono prima o poi avvelenate da seccature e guai per non dir di peggio, e la contentezza d’avere un portento come Ciuffino fu presto funestata da un problema grave e pesante: la mamma di Marco, la Nalda, una donna gentile e distinta, venne colpita da una malattia che richiedeva cure assidue e ingenti spese di medicinali. La famiglia non aveva mai nuotato nel denaro ma la necessità, ora più che mai urgeva e pungeva. Il papà di Marco decise quindi di portare un po’ dei suoi migliori uccelli alla Fiera di Porta Romana, a Firenze, con la speranza di poterne vendere qualcuno ad un prezzo interessante. Naturalmente pensò bene di far esibire anche Ciuffino, non per venderlo, perché questo avrebbe causato un dolore al piccolo Marco, ma per attirare l’attenzione sulla sua batteria.
Arrivarono nella grande città poco prima che facesse giorno ed appesero ai platani le gabbie con i richiami, così come tutti gli altri cento e passa espositori. I tordi “di verso” attaccarono a cantare magnificamente, imitati dai fringuelli e seguiti dal merlo boschereccio e da un verdone, animali eccellenti che avrebbero fatto un gran comodo al papà di Marco, anche se non quanto i soldi che ne avrebbe ricavato vendendoli bene. Però, neanche a dirlo, su tutti svettò Ciuffino. Il poderoso giovane cantore attirò, incantò e sedusse pubblico e giuria, sbalorditi dalle qualità canore del bizzarro fringuello crestato. Per farla breve, Ciuffino vinse acclamatissimo il primo premio ed a Marco si riempì il cuore d’orgoglio e di quella contentezza celestiale che solo ai bambini è consentita. Marco sapeva benissimo perchè Ciuffino cantava così bene: era lo stesso motivo che spingeva il fringuellino a mangiare unicamente dalle sue mani, quelle che l’anno prima lo avevano raccolto e curato con tutto l’amore di questo mondo. Difatti, bastava che il piccolo si allontanasse dalla vista del fringuello per far scadere drammaticamente la qualità delle sue altrimenti meravigliose sonorità. E Marco stava là, sotto la gabbietta ammirando il suo uccellino, rivolgendogli parole di affetto ed amicizia e rassicurandolo con la sua presenza.
Da ” I cacciatori non muoiono”, di Gino Dei: Il fringuello e il gigante..
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