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Il cuore in un bicchiere

Il nido del falco
21 Maggio 2021 di Mario Sapia
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Mi trovo in fila davanti all’edicola, e davanti a me c’è un tale che aspetta il suo turno. Questo signore mi riconosce, e approfitta per chiedermi qualcosa sulla caccia e sul porto d’armi che proprio oggi deve rinnovare. Mentre parliamo si avvicina un anziano un po’ curvo, spelacchiato, con una lunga barba bianca, e anche lui si mette in coda per entrare nel negozio. Si siede sul bordo di un vaso di fiori e, sentendo l’argomento della conversazione, ad un certo punto decide d’intervenire.
– Anch’io andavo a caccia, sapete? Ho cacciato fino agli anni ottanta, ma non ho mai avuto grande fortuna. Ero un cacciatore così, all’acqua di rose..
– E va bene, ognuno vive la passione a modo suo.. – commento io, osservandolo con curiosità.
– Si, ma in realtà non è che ero proprio appassionato. Anzi della caccia mi importava poco. Avevo deciso di prendere il fucile per un altro motivo..
– E quale?
L’anziano scuote la testa e si sfrega la punta del naso con le dita. Poi risponde :- Un motivo strano..
– Beh, ormai ha incominciato, ce lo dica questo motivo.. – incalzo.
– Una ragazza..
– Una ragazza? Che voleva fare, fucilarla?
Il vecchio scoppia a ridere: – No, no, al contrario! Mi piaceva tanto, troppo. L’avevo vista alla messa, ma lei viveva in una campagna sperduta e io non avevo nessuna scusa per ronzarle attorno e farle la corte. Sono di Avellino, e all’epoca giù in meridione i padri e i fratelli di una bella ragazza scherzavano poco. Sento che anche voi siete del sud , e quindi comprendete quello che voglio dire..
– E come no, comprendo benissimo. Ma continui..
Il vecchio prosegue: – Per avere la scusa di gironzolare vicino a casa sua, avevo pensato di prendere il porto d’armi e andare a caccia. Andavo là intorno, nella campagna, per sperare di vederla, di parlarle. All’inizio mi era venuto in mente di offrire la selvaggina per scusarmi del disturbo dovuto agli spari, ma non ammazzavo assai: qualche uccelluzzo, una tortora, poco altro, e mi vergognavo. Ve l’ho detto prima, ero un cacciatore per modo di dire. Dal mio appostamento la vedevo. Rosalba si chiamava. Usciva ed entrava con i panni da stendere o per fare altre faccende, e io pensavo “mamma mia quant’è bella!”. Come un quadro era bella! Ce l’avete presente quelle ragazze del sud, vero?
-Eh, amico mio, anche troppo – rispondo, sempre più intrigato da quella storia che sembra uscita da un romanzo.
Lui continua: – ..Allora ho pensato di cambiare tattica. Avevo visto una vigna e, fucile in spalla, mi sono avvicinato alla casa per chiedere se facevano il vino con il pretesto di volerlo acquistare. Forse perché mi aveva visto arrivare, dalla porta è uscito proprio il padre della ragazza e mi si è parato davanti. Ci siamo salutati, gli ho detto del vino e lui mi ha invitato a sedere ad un tavolino sotto un grande albero. Era agosto, e faceva un caldo tremendo. Ha chiamato la moglie e le ha detto di portare una caraffa di “quello nuovo” e due bicchieri. A quel punto ho iniziato a sentirmi male..
– Perché?
– Sono astemio..
Esplodiamo in una risata tale che gli avventori della pasticceria accanto si accostano per sentire cosa stesse raccontando il vecchio.
Riprende: – Quello che io mi immaginavo già come il futuro suocero, dopo avermi versato il vino, un bianco verdino profumatissimo, mi dice: “assaggia”, guardandomi fisso negli occhi, con una voce quasi di comando. E io come rifiutavo? Che figura era? Allora ho avvicinato il bicchiere alla bocca facendo finta di bere. Quello, vedendo che il livello non scende, mi fa: ” e allora t’o vuoi bevere o no ‘stu vino?”. In quel momento è spuntata fuori la ragazza. Quando l’ho vista, con quegli occhi che parevano di una bambola e quei capelli neri neri, non ho capito più niente tranne che non potevo più tornare indietro, e così mi sono ingoiato il vino quasi d’un fiato solo. Madonna mia, è stata come una mazzata in capo: mi sentivo malissimo, avevo una cosa allo stomaco, sudori freddi, caldi, e manco più bene ci vedevo. Quando il padre della ragazza, con quegli occhi da lupo, mi ha chiesto se il bianco m’era piaciuto io gli ho risposto “buonissimo, ne compro dieci litri”. Insomma sono tornato a casa che per poco non mi portavano all’ospedale, con una dama di vino che non mi serviva e senza soldi nel portafogli.
Mi asciugo le lacrime per il ridere, e gli domando: – Ma alla fine come andò con la ragazza?
– Male..
– Come male? Lei ha preso il fucile senza essere cacciatore, ha comprato e bevuto il vino pur essendo astemio, e non ha ottenuto niente, manco ‘nu vasillo?
– No, macché vasillo: niente. Poi, tempo dopo, ho sposato un’altra ragazza, le ho voluto tanto bene, abbiamo fatto una vita insieme e siamo diventati nonni..
– Ma si, certo – commento – quando si è giovani le ragazze vanno e vengono..
– Ogni tanto però – continua – .. apro l’armadio dove ancora conservo quel fucile e lo guardo, lo accarezzo senza farmi vedere da nessuno. Ripenso a lei. Per me è ancora laggiù in quella campagna, sapete? Giovane, bellissima, come sessant’anni fa..
Intorno non ride più nessuno. Lui appoggia le mani sulle ginocchia e guarda a terra, seguendo i rigiri di un piccolo insetto indaffarato. Sento un velo scendermi sugli occhi. Esce dall’edicola il tizio del porto d’armi, che era entrato poco prima. Tocca a me. Quando esco, il vecchio con la barba non c’è più.


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