Il trenta d’aprile del 1925, inizia la storia zootecnica della razza. Incomincia quasi in sordina, di sottobanco, a margine di una riunione che s’era tenuta nel palazzo della provincia di Taranto e che aveva avuto come oggetto centrale il recupero dell’asino di Martina Franca. Il dottor Michele De Mauro, veterinario presso l’allora Deposito Stalloni di Foggia, quando ormai i lavori stavano per chiudersi lanciò un avvertimento ai convenuti, ricordando loro che, oltre all’asino di Martina nelle Murge c’era un altro equino da considerare in maniera più attiva, dal punto di vista zootecnico: “Fra le colline delle Murge esiste un tipo cavallino mesomorfo a larghi diametri trasversali, di buona taglia e ben insanguato, il quale rappresenta tale fissità di caratteri da meritare di essere contraddistinto col nome di cavallo delle Murge. Gli allevatori della zona hanno in gran pregio questo tipo cavallino e lo adibiscono in larga misura alla monta pubblica, essi però hanno il grave torto di sottoporlo ad intenso lavoro in tenera età; sicché a tre anni il cavallo delle Murge già presenta deviazioni gravi di appiombi e sfiancamenti sinoviali dovuti a precoce lavoro”.
Il grido d’allarme dell’avveduto veterinario dauno sortì l’effetto desiderato e gli allevatori, resi edotti dello standard compilato proprio da De Mauro, iniziarono a seguirlo alla lettera, complice anche la prospettiva dei premi erogati dal Deposito di Foggia agli esemplari migliori e più aderenti al nuovo dispositivo. Lo standard venne fissato l’anno successivo, ad opera del Ministero dell’Agricoltura e Foreste ma solo dopo la seconda guerra mondiale, durante la quale il Deposito stalloni di Foggia venne occupato dalle forze angloamericane e molti cavalli andarono perduti, si vide ufficializzata la denominazione di “razza cavallina delle Murge” e si costituì l’Associazione nazionale allevatori dell’asino di Martina Franca e del Cavallo Murgese. Dal seme stava nascendo la piantina. Molti stalloni dei primi anni Cinquanta, in forza a Foggia, furono acquistati da Istituti lontani dalle Puglie, come quello di Ozieri in Sardegna e Crema in Lombardia, dimostrando la qualità superba dei neri cavalli delle Murge, nonché la loro capacità di adattamento ad ambienti ben diversi da quello in cui si erano così splendidamente formati.
La linea selettiva della razza murgese moderna, ovvero successiva alla costituzione dello standard, passa attraverso tre linee di sangue che hanno imposto dei morfotipi lievemente diversi, ognuno dei quali corrispondente, com’è ovvio, di una determinata costellazione endocrina ed un conseguente impianto caratteriale. Questa “triforcazione” ha permesso di verificare sul campo le ipotesi storiche alle quali ho accennato nell’excursus precedente, mostrando, ovviamente ad occhi esperti, nelle morfologie attuali le vestigia di quegli antichi flussi e reflussi sanguinei che hanno portato alla formazione del cavallo delle Murge così come la conosciamo noi.
La prima linea di sangue è quella di Granduca da Martina. Questo magnifico stallone nato nel 1919 e morto nel ’44, è considerato fra i moderni “padri fondanti il più rappresentativo esemplare della storia della razza. Imponente, in lui si distinguevano la testa conica, che ricordava nelle proporzioni quella dei suoi avi berberi, il collo a piramide ben inserito nella spalla, il portamento elegante e fiero. Da lui è disceso Nodo d’Oro, il cavallo che più di tutti gli altri ha dato figli di qualità assoluta, dal portamento elegante e dai mirabili rapporti anatomici.
La seconda linea è quella di Nerone. Nato nel ’34 e morto dodici anni dopo, era
uno stallone fortissimo, quasi una sorta di incarnazione vivente di quello che poteva essere stato l’antico cavallo “napolitano”. Dotato di collo forte e perfettamente raccordato ad una testa dal profilo marcatamente montonino, di grande equilibrio fra masse anteriori e posteriori, di armonia e rotondità di movimento, di carattere acceso ma altamente collaborativo, era provvisto di arti di media lunghezza e masse muscolari poderose ed ha infuso robustezza e solidità senza pari.
La terza linea è quella di Araldo delle Murge, nato nel 1928 e morto nel ’49. Elegante, nevrile benché di tipologia rinascimentale, dava cavalli con criniere foltissime e colli a base molto larga, come il celebre Giove, suo nipote figlio di Marezzo.