Una delle più frequenti inesattezze “dottrinali” che mi capita di riscontrare fra i segugisti lepraioli più giovani, ma anche nei discorsi di qualche “ferraccio” più anziano, è che l’errore del cambio possa avvenire sia sulla traccia che sulla passata, ossia tanto sulla scia che la lepre lascia dopo lo scovo correndo inseguita dai cani, quanto su quella che imprime recandosi al covo dopo la sua peregrinazione notturna. Certo che può avvenire, ma solo nel primo caso è da considerarsi un errore grossolano. Nel secondo caso invece, posto che si riesca a determinarlo, a mio personalissimo giudizio non è altro che un pregio. Nessun segugio degno di questo nome rimarrà sulla stessa passata se ne incontra una più fresca, ossia più sicura. Nessun cacciatore sano di mente tollererebbe un incaponimento su un segmento obsoleto di piena notte o del giorno avanti, quando può esserne seguito un altro della mattina, più vicino al relativo covo. Tanto è vero che quando avviene il contrario, ossia quando il segugio lascia la passata fresca per mettersi su quella più vecchia, siamo in presenza di gravi insufficienze mentali.
Il rifiuto del cambio dunque, è una problematica unicamente legata all’inseguimento, ovvero alla traccia, e con le passate ha poco a che fare.






